L’impegno umanitario della Chiesa cattolica e gli sforzi diplomatici della Santa Sede per la fine del conflitto. Sacerdoti e religiosi in prima linea per aiutare i profughi
La Santa Sede e le organizzazioni cattoliche sono in prima linea nel conflitto in Ucraina. Per sostenere l’opera di soccorso, portare aiuti ai bisognosi e sostenere la popolazione Papa Francesco ha inviato nelle zone di guerra due cardinali: l’elemosiniere Konrad Krajewski e il prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale Michael Czerny. “Il Santo Padre è presente in Ucraina”, ha detto Krajewski durante la visita, “sebbene sia in Vaticano. Sta soffrendo con voi. Il Papa sta sperimentando la via della Croce che voi in Ucraina state percorrendo”.
L’azione su tre livelli della Chiesa e i rapporti tra il Papa e Kirill
Il lavoro del Vaticano per contribuire alla cessazione delle ostilità si colloca, come ha spiegato il segretario di Stato Pietro Parolin, su tre livelli: il piano religioso “per invitare a una insistente preghiera affinché Dio doni la pace a quella martoriata terra e coinvolgere i credenti a questa preghiera corale”; l’aspetto umanitario, “soprattutto attraverso le Caritas e le Diocesi, molto impegnate nell’accogliere i profughi che vengono dall’Ucraina”; il fronte diplomatico perché c’è “la disponibilità della Santa Sede di aiutare in tutti i modi per poter fermare le armi e la violenza e negoziare una soluzione”. Sullo sfondo i rapporti tra la Santa Sede e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Interpellato su una possibilità di un incontro tra il Pontefice e il capo della Chiesa ortodossa russa, il cardinal Parolin ha spiegato che la questione “è molto complicata anche dalla tensione che esisteva tra Chiese, quindi al momento non c’è stata possibilità”.
L’appello del nunzio in Ucraina: le necessità sono enormi
Da Kiev è l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina, a descrivere lo sforzo umanitario eccezionale che le persone, di ogni fede, stanno mettendo in campo per raggiungere chi è più in difficoltà, distribuire generi alimentari e aiutare l’evacuazione dalle situazioni critiche. “Nonostante le terribili tragedie, vedo ottimismo tra molte persone, soprattutto sacerdoti e religiosi. Le nostre armi principali, per così dire, sono l’umiltà, l’abbandono totale a Dio, la solidarietà e l’amore. Perché in ogni caso se siamo qui gli uni per gli altri, se siamo vicini a Dio, se siamo fedeli, Lui si prenderà cura di noi”, ha spiegato il rappresentante della Santa Sede in Ucraina in un colloquio con la Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha stanziato un pacchetto di aiuti di 1,3 milioni di euro per aiutare sacerdoti e religiosi che lavorano in tutto il Paese nelle parrocchie, con i profughi, negli orfanotrofi e nelle case per anziani.
In #Ucraina molti anziani non possono fuggire ma solo pregare. Questa donna vive in una casa per anziani gestita da suore. Volontari e dipendenti sono fuggiti ma le religiose restano. ACS le sta sostenendo ma c’è tanto da fare. Aiutaci anche tu! ➡️https://t.co/JLOAj7avXr pic.twitter.com/aVIFUo2vgw
— ACS-Italia (@acs_italia) March 11, 2022
Emblematico il caso di padre Wladyslaw Biszko, che a Leopoli gestisce un centro di pellegrinaggi e ritiri spirituali nei locali del seminario cattolico romano. Spazi utilizzati ora per accogliere i profughi provenienti da tutta l’Ucraina. Tra di loro anche studenti internazionali in visita, provenienti ad esempio dall’India, che prima della guerra erano arrivati in Ucraina e studiavano a Leopoli, Kiev, Odessa e Kharkhov. “Ci sono centinaia di scuole distrutte, ospedali, case”, ha aggiunto l’arcivescovo Kulbokas, “le necessità saranno enormi. Quindi ogni aiuto che arriva sarà molto apprezzato. Ce ne vorrà tantissimo”.