Prezzi del metano alle stelle: chi ci specula (senza freni) e come?

In questi giorni stiamo assistendo a rialzi vertiginosi dei prezzi su metano e carburante: perché questo sta accadendo e soprattutto chi ci guadagna?

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(Ansa)

Mentre l’Italia perde una grande quantità di metano senza essere utilizzato, le grandi compagnie brindano e fanno affari. Sui 76,1 miliardi di metri cubi di metano utilizzati nel 2021 in Italia, sono circa 3.5 miliardi quelli che invece sono finita svaporati in aria, senza essere bruciati e utilizzati come carburante. Circa cioè il 4 per cento del totale, fuoriusciti dai giacimenti italiani o dai Paesi che inviano il gas all’Italia.

Insomma, una notevole perdita per la produzione nazionale di metano. Lo fa notare Il Sole 24 ore, spiegando che tutto ciò avviene sotto gli occhi delle grandi banche d’affari che davanti a questa dinamica se ne stanno a guardare, mentre macinano enormi profitti. Grazie cioè alle differenze di prezzo sull’approvvigionamento di materie prime dovute al contesto di totale incertezza.

Speculazione e profitti di banche d’affari e big del petrolio

La speculazione si muove proprio in questo terreno, sulla capacità cioè di intuire le “potenzialità del settore” in momenti di grande volatilità. Per compensare le oscillazioni di prezzi si è disposti a vendere gas anche in perdita, per evitare il rischio di passare guai ancora peggiori.

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La certezza è che oggi il mercato europeo del gas è fortemente finanziarizzato, dove il gas reale, quello cioè che finisce nelle caldaie degli utilizzatori, è solo sullo sfondo. Gli hub dove si compra e vende il gas in forma fisica sono frequentati da operatori di tutto il mondo che intervengono sul mercato negoziando i futures.

Quando intravedono il rialzo del mercato, magari per problemi di offerta fisica come quelli attuali, comprano e fanno salire i prezzi. Se sono soggetti commerciali, fanno operazioni di copertura, come la vendita a termine di gas. Di fronte a quello del gas, poi, il mercati della CO2 è ancora più speculativo. 

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(Ansa)

Sicuramente, però, chi è entrato su questi mercati a inizio autunno ha cavalcato la spirale dei prezzi al rialzo con enorme profitto. La guerra in Ucraina, e la paura di un blocco delle forniture russe, ha accelerato ulteriormente questa dinamica. I fondi che hanno saputo districarsi ci hanno guadagnato più di chiunque altro.

Il giornale economico fa i nomi di Statar Capital, che ha registrato +56%, Andurand Capital Management, quest’anno a +109% dopo il +154% del 2020 grazie alle scommesse sul ribasso delle quotazioni, o la texana E360 Power sull’elettricità, con +32% a gennaio dopo il +187% del 2021.

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Oltre a queste ci sono però anche le grandi banche d’affari, Goldman Sachs, BofA, Bnp Paribas e Morgan Stanley, oppure le compagnie petrolifere, con profitti in aumento tra le due e le sei volte rispetto al 2020.
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