Sta succedendo in Occidente quello che fino a poco tempo fa sembrava impensabile: le lancette della storia hanno ricominciato a girare al contrario gettandoci in un mondo che credevamo dimenticato.
Già con lo scoppio della pandemia nel 2020 ci sembrava di vivere un film di fantascienza, nelle tante diverse trasposizioni apocalittiche a cui ci aveva abituati il cinema americano. Non realizzando pienamente, però, che in realtà eravamo tornati alle epoche del colera e della peste manzoniana, con la caccia all’untore e i lazzaretti per gli appestati.
Nonostante le quarantene, i lock-down, i distanziamenti e i green pass, che con le diciture inglesi ci continuavano a dare un appiglio per restare ancorati alla modernità, la società occidentale ha continuato imperterrita a portare avanti le sue battaglie per i “diritti civili”. Bagni gender-free nelle scuole, diritti degli animali nella Costituzione, statue dei colonizzatori da abbattere, manifestazioni per salvare la terra dalla catastrofe climatica, e poi a un certo punto la storia si è ripresentata alle porte con tutto il carico di tragico e di violenza.
La catastrofe è arrivata, ma non aveva l’aspetto preconizzato da Hollywood, al contrario assomigliava più a un noioso documentario di Rai Storia, quello che i prof. di Liceo fanno vedere a casa ai propri alunni. Questo perché nessuno si aspettava di tornare a vedere in televisione carri armati, trincee, e a sentir parlare di mire espansionistiche o revanscistiche.
Nessuno, tranne gli analisti. Perché la guerra non è mai finita, in molte aree del mondo non si è mai fermata, eppure non faceva notizia. Dallo Yemen alla Siria o all’Iraq, sono almeno venti le guerre ad alta intensità accese nel mondo, centinaia i conflitti. Lo scontro tra Nato e Russia era nei libri di ogni corso di relazioni internazionali, ma tutti sembravano fare finta di niente. Ora che il conflitto è deflagrato, con tutto il carico di dolore e di paura, di termini come deterrenza nucleare e armi tattiche, siamo disorientati. L’Europa costituita come comunità di pace torna a fare la guerra, a viverla e a subirla, e così perde la propria ragione di fondo. O forse meglio, la propria ipocrisia di fondo.
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Non aveva insomma ragione Fukuyama, profeta mancato della “fine della storia”, e non basterà certo accanirsi contro un compositore musicale o un corso di laurea su Dostoevskij per tornare alla realtà. Da anni l’Occidente materialista senza radici e senz’anima cerca di ridurre tutto all’economia, al fattore finanziario, e lo stesso si prova ora a fare contro l’invasore russo attaccandolo con le sanzioni.
Ma i primi che rischiano di capitolare con le stesse sanzioni sono proprio i Paesi occidentali, incapaci di fare girare gli ingranaggi del sistema economico con i prezzi della benzina che toccano i 2,50 euro al litro. Mentre dall’altra parte, la Russia, non solo continua a vendere gas e petrolio ma lo fa con entrate ancora più vantaggiose, tutti soldi extra con cui finanziare la guerra in Ucraina.
Basterà questo brusco risveglio improvviso per portare a una presa di coscienza collettiva, a un tentativo di recuperare la strada della storia con la maiuscola, quella che si nutre di pensiero e di visione, di ideali e di grandi narrazioni, o ci accontenteremo di cambiare il nome al cocktail ghiacciato e di squalificare il gatto russo alla competizione felina?
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Dalla comprensione di questa realtà passa il futuro dell’Occidente, che se non vuole vivere il suo tramonto definitivo sarà chiamato a vivere una nuova fioritura, che non è fatta di armi ma di logos, di pensiero e di ragione, la stessa su cui si è formato. Oppure, rischia di finire schiacciato dalla storia, che riemerge.