Rugby, 101 sconfitte per l”Italia nel Sei Nazioni: quanto serve andare avanti?

Altra battuta d’arresto per gli azzurri che si fanno battere da una Scozia forte e organizzata per 33-22. Per il decimo anno consecutivo siamo ultimi

Lo sport in questione è bellissimo, c’è competizione, aggressività e tanta onestà, sportività, disciplina e rispetto; quando si perde si festeggia tutti insieme, si brinda e si mangia nel famoso “terzo tempo“. Un’isola felice il rugby, non c’è che dire. Gli appassionati veri in Italia sono tantissimi e tutti, pur di giocare, grandi e piccini, fanno sacrifici enormi e sono anche ben ripagati. Insomma, il movimento c’è. La base non manca, eppure quando andiamo a giocare e confrontarci con altre nazioni, facciamo un capitombolo e figuracce che non hanno eguali. E’ anche questa l’Italia del rugby. Persone che vanno in quarantamila allo stadio, esultano, cantano, tifano, festeggiano e, consentitecelo, vedono la loro squadra del cuore perdere. Sempre.

La sconfitta
Il Sei Nazioni, una parte della gara tra Italia e Scozia (foto Ansa)

E’ successo pure questa volta. L’Italia scende in campo con buoni propositi, si impegna, tanto anche, ma alla fine becca coma al solito. Stavolta a darcele è la Scozia, come è successo con l’Inghilterra, l’Irlanda e la Francia. Partite perse settimane e mesi fa, con punteggi bene o male sempre abbastanza umilianti, magari qualche volta di meno, ma altre sconfitte sempre segnate distanze siderali. E questo discorso si ripete da anni. E’ accaduto l’anno scorso, due anni fa, tre anni fa e così via.

Si sono superate le 100 sconfitte, non proprio il massimo per un torneo

La sconfitta
Il Sei Nazioni, l’esultanza di giocatori scozzesi durante Italia-Scozia (foto Ansa)

Comincia il Sei Nazioni, ogni volta, con la speranza di fare belle figure e perdere in maniera onorevole. E alla fine sempre il “cucchiaio di legno” conquistato, ovvero l’ultimo posto della classifica. Bello partecipare, non ci sono dubbi, ma quando ci sono le competizioni di alto livello, soprattutto con altre nazioni, qualche volta sarebbe bello anche scendere in campo con la possibilità di vincere o almeno avere la parvenza di poterlo fare. L’ultima vittoria dell’Italrugby risale al 2015 proprio contro la Scozia.

Da allora sette anni a secco, delusioni e amarezze mandate giù a ripetizione con la trasferta italiana che per francesi, inglesi, irlandesi e scozzesi è sempre stata vista come una vacanza romana vera e propria da parte loro, ovvero l’occasione migliore per segnare più mete possibili, conquistare il punto di bonus e presentarsi puntuali al check-in per riprendere l’aereo. Dispiace dirlo ma è così ed è un andazzo che va avanti da troppi anni. E non è gusto per i tanti appassionati che sono dietro al mondo del rugby. Adesso si dice che la speranza è l’Under 20, ovvero i giovani che sono dietro e scalpitano. Ma si diceva anche cinque, se non dieci anni fa. Sembra quasi che ci piaccia continuare a farci del male.

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