Arresti e sequestri: dopo la stampa, Putin minaccia altre aziende

Mosca ha emesso avvisi, lettere e fatto visite di persona ai rappresentanti delle aziende occidentali. Lo scopo è chiaro

Le sanzioni internazionali imposte alla Russia rischiano di mettere in ginocchio l’economia. da una parte Putin cerca di minimizzare, provando soluzioni alternative (come la privatizzazione della più importanti aziende), dall’altro si studiano contromisure per arginare le sanzioni e permettere all’economia russa di respirare. Tra queste, non potevano mancare, anche le più drastiche.

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Il presidente russo Vladimir Putin – Ansa Foto –

Così come sul fronte della comunicazione si sono studiate leggi molto dure, per scoraggiare i cronisti (che rischiano fino a 15 anni di detenzione in caso di diffusione di fake news), anche sulla produttività il Governo di Mosca sta pensando a leggi severe. Al limite delle minacce. La Russia – secondo quanto riportato dal Wall Street Journal – mette in guardia le aziende occidentali nel Paese: i manager che criticano il governo potrebbero essere arrestati e gli asset delle società che si ritirano dal paese potrebbero essere sequestrati.

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Secondo il quotidiano statunitense, nelle ultime settimane la giustizia russa ha avvertito Coca-Cola, McDonald’s, Procter & Gamble, IBM e Yum Brands, la società madre di KFC e Pizza Hut,  di tenerle sotto osservazione.  Nello specifico, i pubblici ministeri russi hanno emesso avvisi tramite chiamate, lettere e visite di persona a diverse compagnie occidentali, tra cui  minacciando di arrestare i funzionari che hanno criticato il Cremlino o di sequestrare i loro beni, inclusa la proprietà intellettuale. Una scelta che per Mosca si è resa necessaria dopo le sanzioni ricevute e alla luce delle decisioni delle più importanti aziende occidentali.

Le aziende sotto osservazione

Fino al 10 marzo, si calcola che 325 imprese abbiano bloccato o ridimensionato i loro rapporti con la Russia. Molte di queste sono tra le più grandi al mondo in termini di ricavi, tra cui Amazon, Apple, Volkswagen, Toyota Motor e Samsung Electronics. Attualmente, ci sono ancora 37 società con un’esposizione significativa a Mosca che non hanno ridotto le loro operazioni all’interno della nazione. L’obiettivo, oltre a scoraggiare le aziende che vogliono lasciare il Paese, è creare i presupposti per una massiccia privatizzazione. “Il governo russo sta già lavorando su misure che includono il fallimento e la nazionalizzazione della proprietà delle aziende straniere che stanno per lasciare la Russia”, ha riferito l’ex-presidente della Russia, Dmitry Medvedev.

 

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