L’ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale dell’Aja a Repubblica su Putin e la guerra in Ucraina
Arrestare Putin? Prima possibile. A dirlo è Carla Del Ponte, ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale dell’Aja, che su Repubblica non ha dubbi sul destino del presidente russo. La Corte penale internazionale, infatti, ha già aperto un’inchiesta per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Ucraina.
“Le prove permetteranno non solo di stabilire quali e quanti ne sono stati commessi, ma anche di identificare gli autori. Il primo responsabile è sicuramente il presidente Putin. E con lui tutti i politici e i militari con incarichi di responsabilità. Il problema è che l’inchiesta deve essere condotta velocemente affinché si possa emanare un atto d’accusa e ottenere un mandato di arresto internazionale contro gli accusati”, ha detto Del Ponte.
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L’ex dell’Aja si dice convinta che si possa spiccare un mandato di cattura contro Putin: “Sono sicura e mi auguro che avvenga al più presto possibile. Si può concludere velocemente una prima inchiesta, emanare un atto d’accusa e ottenere dai giudici della Corte il mandato d’arresto contro Putin. Se resta in Russia non sarà mai preso, ma gli sarà impossibile uscire dal suo Paese e questo sarebbe un segnale negativo di pubblicità nei suoi confronti”. Il sequestro del patrimonio di Putin, invece, è già previsto dalle sanzioni Ue.
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L’indagine dell’Aja è già in ritardo? “No, non lo è. E’ partita pochi giorni dopo i primi crimini, sin dall’inizio sono stati intenzionalmente uccisi dei civili. Non avrei voluto mai più vedere le fosse comuni. Non tutti sono stati identificati e non è stata accertata la causa di morte, cioè i due elementi indispensabili per l’inchiesta”, spiega l’ex procuratrice. In questo caso, insomma, la giustizia non è lenta, ma fa il suo corso.