Ieri, l’Unione europea ha approvato un quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Ma servono davvero?
A piegare Mosca non saranno le bandierine o il blocco all’export di caviale. Non ha dubbi, al riguardo, Maurizio Belpietro che, sulle pagine de La verità, fa notare come il numero delle vittime in Ucraina sia in costante aumento, nonostante le bandierine gialle e azzurre che sventolano nelle piazze.
Ieri, l’Unione europea ha approvato un quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia che prevede il divieto di tutte le transazioni con alcune imprese statali; restrizioni all’esportazione di beni e tecnologie per l’industria della difesa, per la sicurezza e per l’industria energetica; stop all’export di beni di lusso. Confermata l’ipotesi di sospendere la Russia come “nazione favorita” nel Wto, l’organizzazione mondiale del commercio.
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Solo il bando all’importazione di acciaio, ha spiegato la Commissione, vale 3,3 miliardi di ricavi persi per la Russia. Inoltre il bando sui rating farà perdere ulteriore accesso ai mercati finanziari Ue. Intanto, anche il Regno Unito si è unito all’Unione europea annunciando nuove sanzioni economiche contro la Russia, colpendo i prodotti con nuove tasse di importazione e vietando l’esportazione di beni di lusso di fascia alta nel paese.
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Effetto sanzioni
Cosa accadrà con le sanzioni finanziarie adottate? Quali effetti e quali conseguenze ci saranno? Come spiega Il Sole 24 ore, “sono soprattutto le esportazioni di gas e prodotti petroliferi che determinano ingenti risorse valutarie pubbliche (poco più di 600 miliardi, a quanto si apprende), di cui gran parte detenute all’estero”. Da qui, una distribuzione interna della ricchezza interna parecchio sbilanciata, con grandi patrimoni degli oligarchi da una parte e piccoli redditi dall’altra. Ecco perché le sanzioni finanziarie “mirate”, unite al blocco dei conti e dei beni patrimoniali degli oligarchi che minano le riserve valutarie pubbliche detenute all’estero, potrebbero essere utili davvero e rendere lo sforzo bellico, a lungo andare, insostenibile. Serviranno, però, parecchi mesi prima che il tracollo dell’economia russa sia definitivo.
E resta la priorità assoluta del bisogno di indipendenza energetica dell’Europa, che dipende dal gas russo. Gli scambi commerciali italiani riguardo soprattutto il comparto delle estrazioni minerarie e delle risorse energetiche, che contribuiscono per circa il 60% del volume delle importazioni ma che costituiscono solo il 3% del totale delle importazioni italiane e solo l’1,5% del nostro export. La dipendenza energetica dell’Europa da gas e petrolio russo resta, in sostanza, il vero problema dell’Europa.
Le sanzioni presuppongono un “costo” anche per l’occidente che, in assenza di alternative alla questione energetica, sarà insostenibile. I rischi risiedono soprattutto nell’esposizione di crediti con controparti russe sia per affidamenti che per operazioni import/export e/o di trade finance; nel crollo dei valori degli investimenti finanziari in emittenti russi e/o denominati in rubli; decurtazione di parte degli attivi finanziari privati occidentali; inflazione delle materie prime e tassi d’interesse. Le sanzioni ci espongono a forti rischi energetici ed economici, che prima o poi saremmo chiamati ad affrontare.
Ritornando a Belpietro, il giornalista invita a guardare i fatti da più prospettive, a spiegare gli accadimenti, ad analizzare le cause, ad intravedere gli errori senza attenersi strettamente ai fatti di cronaca. Bisogna cercare di capire come si è arrivati alle bombe, indagare le motivazioni, capire la causa per trovare la soluzione. Ci sono due modi per fermare il conflitto in atto: o la Nato, cioè i Paesi occidentali dichiarano guerra alla Russia oppure America ed Europa provano a cercare la pace. “Ma la battaglia – conclude Belpietro – è impari e costa miliardi e miliardi di gas. L’economia russa ne uscirà danneggiata, certo, ma rischia di uscirne a pezzi anche quella italiana: le perdite miliardarie di Mosca hanno come effetto collaterale perdite per la nostra industria”.