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Politica

L’invio delle armi all’Ucraina mette tutti d’accordo ( o quasi)

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Chiara Feleppa

Arriva il sì dalla Camera al Decreto Ucraina che prevede, oltre all’invio delle armi e equipaggiamenti, gli aiuti e le misure per l’assistenza ai profughi. 

L’invio delle armi all’Ucraina mette tutti d’accordo, o quasi. E infatti, la Camera ha dato via libera al decreto Ucraina, compreso il contestato capitolo dell’invio di armi italiane. Il decreto è passato con 367 favorevoli, 25 contrari e 5 astenuti. A favore anche Fratelli d’Italia, mentre a sinistra, mentre Sinistra italiana, i verdi e gli ex grillini di Alternativa hanno confermato la contrarietà sul capitolo armi.

Peccato che la variabile assenti abbia giocato la partita. A mancare erano 231, di cui solo 78 giustificati in quanto in missione. Tra questi, 22 sono di Forza Italia, 37 della Lega, 28 di M5S, 21 del Pd, 23 del Misto. Presenti invece i dem, con 69 presenti su 97 deputati totali, con una percentuale di presenza al 71%. I deputati Dall’Osso (Fi), Segneri e Lorenzoni (M5s), e Fratoianni (Leu) sono intervenuti in aula per dichiarare il voto contrario. Fassina (Leu) si è invece astenuto.

Oggi c’è un pensiero unico dove chi osa ragionare in maniera critica, viene criminalizzato e etichettato come putiniano. Io non voterò a favore di questo decreto, perchè accanto agli aiuti umanitari prevede l’invio di armi letali”, ha detto in aula Lorenzoni. “Nessuno nega l’invasione da parte della Russia, ma non voglio scivolare in un manicheismo tra buoni e cattivi legittimando una terza guerra mondiale”, gli fa eco Segneri. Dal Senato si fa sentire l’ex ministro Danilo Toninelli, che si dice totalmente contrario all’aumento degli armamenti in Italia.

Incremento spese militari

Il Governo si avvicina intanto ad incrementare le spese militari verso il traguardo del 2 per cento del Pil, “dando concretezza a quanto affermato alla Camera dal Presidente del Consiglio il 1 marzo scorso e predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione, a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici”, ha detto Draghi. Dunque, una quota pari al 2 per cento del prodotto interno lordo del Paese sarà impiegata per gli investimenti nel settore, nel campo della difesa.

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Chiara Feleppa