Non è in guerra ma è come se lo fosse. La Moldavia, al confine con l’Ucraina, sta vivendo l’esodo dei profughi. L’appello del Modavi Protezione Civile a Notizie.com: “La Ue si dimostri all’altezza della solidarietà”
Dall’inizio dell’aggressione di Putin all’Ucraina si stima che dalle 300 alle 350 mila persone abbiano attraversato il confine con la Moldavia. Gran parte di queste sono poi ripartite verso Ovest ma tra le 100 e le 120 mila hanno deciso di rimanere, almeno per ora. Un flusso che mette a dura prova una Nazione con appena 2,6 milioni di abitanti, con un Pil pro-capite tra i più bassi del Vecchio Continente e che da molti anni deve gestire i rapporti difficili con la regione separatista filo-russa della Transnistria, che non riconosce il governo centrale di Chișinău. Il ministro dell’Interno Ana Revenco ha assicurato l’impegno per accogliere tutti, ma la situazione è critica. In soccorso della Moldavia si è attivata una rete di solidarietà internazionale. In prima linea anche l’Italia: il ministro degli Esteri Di Maio ha fatto sapere che sono già “partiti i primi carichi delle 20 tonnellate di aiuti in beni umanitari” donati alla Moldavia. In campo anche molte organizzazioni umanitarie italiane. Tra queste il Modavi Protezione Civile. Notizie.com ha intervistato in esclusiva il presidente Emanuele Buffolano, appena rientrato in Italia da Chișinău.
Presidente Buffolano, che situazione ha trovato a Chişinău? “Bisogna innanzi tutto capire la situazione di grave disagio che viveva la Moldavia prima di questa emergenza umanitaria. È il paese più povero d’Europa, è una Nazione che ha subito una grave battuta d’arresto economica dopo la disgregazione dell’Urss e ha dovuto far fronte a carenze energetiche e ostacoli commerciali. Ad oggi sono arrivati in Moldavia circa 328 mila ucraini: 200 mila di questi sono transitati sul territorio moldavo, il resto continua a permanere. Chişinău è un’eccezione. Ci sono centri che accolgono gli ucraini, ma sono tanti i problemi: dalla difficoltà di censire e gestire i flussi alla necessità di fornire assistenza sanitaria e garantire almeno i pasti principali nel corso della giornata. Nel resto della Nazione, le criticità aumentano per la povertà estrema e l’assenza di strutture idonee all’accoglienza. I rappresentanti del Parlamento moldavo che ci hanno accolto hanno evidenziato la mancanza di un sistema articolato per la gestione di emergenze di questo tipo e l’esiguità degli aiuti pervenuti dalla comunità internazionale, in primis dall’Europa, visto che la Moldavia è fuori dalla Ue”.
Il capo della Protezione civile Curcio ha detto che ci aspetta “una maratona” della solidarietà e che le vere necessità si vedranno più avanti. Gli italiani sono pronti? “Condivido l’affermazione del Capo Dipartimento Curcio sia sulla necessità di iniziare a programmare e gestire l’accoglienza dei profughi sia sull’esigenza di saper strutturare un sistema più ampio di integrazione di donne, bambini e anziani. Non possiamo dire che le famiglie ucraine presenti già oggi sul nostro territorio vivano tutte in condizioni di serenità ed agiatezza economica. Molte svolgono lavori semplici e subiscono, come le famiglie italiane, le ripercussioni finanziarie della pandemia. L’incremento dei componenti dei nuclei familiari determinerà, a parità di stipendi e con gli attuali effetti sull’inflazione, un aumento delle uscite finanziarie. Bisogna immaginare un sistema di integrazione che non determini sacche di marginalità sociale in Italia. In questa direzione va la richiesta di Curcio: aprire tavoli di coordinamento con tutto il Terzo Settore, a partire dal confronto con il ministro del Lavoro Orlando, per programmare l’accoglienza. Gli italiani sono pronti ma bisogna sostenerli oggi per non affrontare domani nuove emergenze sociali, in una Nazione che fa fatica a risollevarsi dagli effetti dell’emergenza Covid”.
Il Modavi Protezione Civile ha lanciato, insieme ad Opes Terzo Settore, la campagna “Dona con il cuore”. Che riscontro avete avuto? Quali le prossime iniziative in programma? “Il cuore degli italiani, come sempre, si è manifestato con grandissimo slancio. Abbiamo già provveduto a consegnare i primi 200 quintali di aiuti, raggiungendo la Moldavia e le strutture di accoglienza per gli ucraini. Stiamo programmando una nuova partenza di aiuti per la prossima settimana e continueremo ad avere intense relazioni per canalizzare le donazioni degli italiani. Ma come già capitato durante il lockdown del 2020, iniziamo a percepire un leggero calo dei contributi, sicuramente dovuto all’instabilità complessiva che determina valutazioni anche all’interno delle nostre famiglie. L’incertezza della situazione e l’impossibilità di individuare un termine ai tragici eventi in Ucraina provocano indirette ripercussioni in tutta Europa. L’auspicio è che l’Unione Europea si dimostri all’altezza di configurarsi come soggetto capace di aprire ponti di solidarietà”.