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Cinema

Deep Water, la recensione del ritorno di Adrian Lyne su Prime Video!

Published by
Leonardo Marcucci

Adrian Lyne è tornato! Dopo vent’anni dallo splendido Unfaithful – L’amore infedele, il regista britannico decide, all’insospettabile età di 81 anni, di rimettersi dietro la macchina da presa.

Lyne si rinnova a 81 anni?

E’ evidente quanto l’industria cinematografica, i suoi meccanismi e persino le tecniche di ripresa, abbiano subito un autentico terremoto evolutivo e, la visione di Deep Water, varrebbe la pena anche solo per apprezzare le capacità di adattamento di Lyne ad un tale rinnovamento. Come spesso accade nei suoi film, la vicenda gira intorno una coppia di coniugi. Tuttavia, se nella sua filmografia, Lyne ci aveva abituati al progressivo sconvolgimento di un iniziale assetto tradizionale, qui ci è chiaro fin da subito quanto gli equilibri tra Vic (Ben Affleck) e Melinda (Ana de Armas) siano precari. I due, nel disperato tentativo di fuggire dalla monotonia del matrimonio, hanno sviluppato un disturbante schema emotivo, in cui Melinda gode di una totale libertà sessuale e Vic ne osserva sofferente gli esiti. L’assenza di una condizione matrimoniale ortodossa, testimonia come Adrian Lyne, malgrado i vent’anni di assenza e l’inevitabile scorrere del tempo, sia riuscito, ancora una volta, a rappresentare una vicenda dal sapore contemporaneo. Anche gli stessi Vic e Melinda si discostano con decisione dai precedenti protagonisti di Lyne. Fino ad oggi, uno degli elementi più caratteristici del suo cinema, era quello di mettere in scena personaggi affini allo spettatore medio, per poi mostrare cosa accadrebbe se una di queste rispettabili e “ordinarie” persone, desse adito agli istinti più animali del proprio inconscio. In Deep Water, al contrario, i protagonisti sfidano sin dall’inizio la generica definizione di “normalità”, convivendo in una costante lotta tra le rispettive distorsioni emotive.

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Come di consueto, Lyne da il suo meglio nella raffinata rappresentazione della componente psicologica, dirigendo con cura e maestria le due star a disposizione. A stupire è soprattutto la gestione di Ana de Armas: quella che attualmente è una, se non l’attrice più sensuale di Hollywood, riesce nell’inverosimile compito di estinguere l’attrazione dello spettatore, attraverso la perpetua espressione di una sessualità disarmonica. Sebbene la squisita complessità dei temi trattati, sia un pregio da annoverare all’omonimo romanzo da cui è tratto il lungometraggio, a Lyne va sicuramente il merito di aver scelto, per l’ennesima volta, un soggetto affascinante, perfettamente compatibile con la sua elegante idea di racconto cinematografico. Paradossalmente a deludere sono stati alcuni aspetti formali del film: nonostante l’assenza di reali imprecisioni tecniche, il passaggio dalla pellicola al digitale pare aver impoverito l’immagine di Lyne, restituendo delle sequenze sensibilmente meno ispirate rispetto al passato. Nonostante ciò Deep Water rimane l’emblematico esempio di come, un grande regista del passato, possa ancora donarci il suo cinema e i suoi temi, senza incappare amaramente nell’anacronismo o nella sterile reiterazione di se.

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Leonardo Marcucci