Nell’attesa di comprendere quali saranno i prossimi sviluppi sul fronte dell’invasione russa, le novità più interessanti sembrano arrivare dal mondo occidentale.
Pare infatti che la leadership fortemente appannata di Biden dopo la ritirata delle truppe da Kabul starebbe riprendendo vigore grazie alla sua “guida delle operazioni Nato a sostegno della resistenza ucraina”. Ma non solo. Sul campo ci sono infatti anche i “tentativi diplomatici di creare una convergenza con la Cina di Xi Jinping”.
È quanto afferma il quotidiano La Repubblica con l’editoriale a firma del suo direttore Maurizio Molinari, secondo cui il risultato maggiore incassato da Biden è la “forte coesione” registrata tra Unione Europea e Stati Uniti contro l’attacco russo. Una coesione registrata ad esempio con il blocco del Nord Stream 2 da parte della Germania, le sanzioni finanziarie al Cremlino, l’aumento delle spese militari.
In sostanza, per il direttore di La Repubblica la situazione ucraina avrebbe permesso a Biden di risollevare la china dalla sua condizione di crisi politica per indossare “le vesti di leader del mondo libero”, testimoniate dalle aziende private che hanno abbandonato la Russia dopo l’inizio del conflitto ucraino. Facendo registrare le maggiori novità sul fronte negoziale, in particolare quello cinese.
“Il Pentagono ha trovato interlocutori seri nello stato maggiore russo per tenere sotto controllo lo scenario nucleare, e Biden in prima persona ha parlato con il collega cinese XI registrando una convergenza di indubbio valore sul giudizio negativo sul conflitto, a dispetto delle rivalità che separano le sue superpotenze globali”, scrive Molinari.
In questo modo il fronte anti-russo si articola in una componente economica, quella delle sanzioni, una diplomatica, con il sostegno a Zelensky che trova supporto a Gerusalemme e Ankara, e infine nel dialogo con Pechino. Se quindi il consenso di Biden per le elezioni di Mid term sembrava essere, fino a pochi mesi fa, letteralmente in picchiata, stando a quanto affermavano i sondaggi e facendo quindi presagire un ritorno sulla scena politica americana di Donald Trump, la crisi ucraina potrebbe fungere da risveglio politico per il presidente democratico americano.
Il Vecchio Continente è destinato a diventare “il campo di battaglia del tentativo russo di scongiurare la più clamorosa delle sconfitte, militari e politiche”, come scrive Molinari, ma anche quello in cui le sorti politiche di Biden verranno risollevate? La domanda cela una realtà a dir poco drammatica per gli europei.
Se si pensa al sangue che si sta versando giorno dopo giorno in Ucraina, la speranza dei cittadini europei non va certo nella direzione del conflitto. Che al contrario sembra invece trovare un certo consenso da parte dei leader europei, da Macron a Draghi, secondo cui la “scelta di Putin per la guerra”, come ha detto il secondo, porterà inevitabilmente a “un conflitto ad alta intensità”, stando alle parole del primo.