ESCLUSIVA – Lavorino: “Omicidio via Poma? Non sappiamo se esiste una riapertura dell’indagine”

Il criminologo Carmelo Lavorino a ‘Notizie.com’: “Sull’omicidio di via Poma sono stati fatti molti errori”.

La redazione di Notizie.com ha contattato il criminologo Carmelo Lavorino per avere un suo pensiero sulle ultime novità sulle indagini riguardanti la morte di Simonetta Cesaroni.

Criminologo Lavorino
Il criminologo Lavorino in esclusiva a ‘Notizie.com’ sul caso di Simonetta Cesaroni (screenshot video YouTube)

Non sappiamo se realmente esiste una riapertura dell’inchiesta – ha detto il criminologo ai nostri microfoni – comunque mi auguro che gli inquirenti stiano seguendo anche le indicazioni contenute nel mio libro Via Poma-Inganno strutturale a Tre”.

Lavorino in questa intervista è entrato anche nei dettagli dell’omicidio di via Poma: “Sappiamo che l’assassino è mancino e che il sangue trovato sul telefono è il suo. Inoltre, il responsabile della morte di Simonetta ha colpito con un tagliacarte e, soprattutto, ha goduto di una complicità, di alibi e di una attività di pulizia qualcuno liberissimo nei movimenti in via Poma. E in questi anni ci sono state stranissime attività da parte di molte persone con l’obiettivo di depistare le indagini“.

Lavorino: “Commessi molti errori”

Criminologo Lavorino
Il criminologo Lavorino sull’omicidio di via Poma (screenshot video YouTube)

Il criminologo ai nostri microfoni ha confermato che in questi anni “sono stati commessi molti errori da parte degli inquirenti. Vedremo come andrà a finire, però ho l’impressione che la montagna ha partorito il classico ridicolo topolino e questa nuova inchiesta andrà a crollare miseramente se non terrà conto dei punti che ho indicato nel mio libro“.

Lavorino si è soffermato anche sul perché non si è ancora arrivati ad individuare il responsabile dell’omicidio di Simonetta Cesaroni. “Il killer non è stato trovato per una caterva di ragioni – ha spiegato il criminologo – prima fra tutte che vi era la certezza di averlo individuato in Pietrino Vanacore, tralasciando così le altre piste. Congiuntamente ci sono state le inadeguatezze del sopralluogo, della documentazione fotografica, delle attività medico legale di primo intervento e della fase autoptica, delle attività investigative e di analisi criminali“.

A queste sono seguiti gli errori d’equipe, d’innamoramento del sospetto, del non rispetto delle regole della logica d’indagine, delle scienze forensi e della criminologia – ha concluso Carmelo Lavorino – e, per finire, ci sono stati troppo galli a cantare, e ben sappiamo che in tal caso non si fa mai giorno“.

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