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Cronaca

I tesori segreti di Putin: smascherati gli uomini che li nascondono?

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Francesco Gnagni

Sono amici fedelissimi, di infanzia o di famiglia, ex colleghi del Kgb o dell’università, alcuni con lavori umili, dietro cui potrebbe celarsi l’enorme patrimonio occulto del presidente russo.

(Ansa)

Ci sono infatti dei “privilegiati” che controllano l’economia russa, e tra questi ce ne sono anche alcuni dietro cui potrebbe nascondere l’ingente ricchezza del presidente russo. “Fedelissimi di Putin come Alexei Miller, capo della Gazprom, e Igor Sechin, numero uno della Rosneft”, scrive il settimanale l’Espresso. Si tratta di uomini d’affari arricchitisi già dai tempi di Boris Eltsin, quando acquisirono a prezzi molto bassi proprietà e aziende pubbliche diventate private dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Tutti questi uomini vanno costantemente a rapporto dallo Zar e ora sono a dir poco preoccupati per i loro enormi patrimoni in Occidente, minacciati da durissime sanzioni che comincerebbero a impensierirli. Le stime sui loro patrimoni, pubblicate dal quotidiano L’Espresso, parlano di 21 miliardi di dollari per Alexei Mordashov, re dell’acciaio, e di 23 per Vladimir Potanin, ex viceministro ora alla guida del colosso Norilsk Nickel. Poi c’è il boss del petrolio della Lukoil, Vagit Alekperov, 17 miliardi, e il banchiere Petr Ave, 5 miliardi.

Una cerchia sempre più ristretta ed esclusiva

Una cerchia che nell’era di Putin è diventata sempre più ristretta ed esclusiva, in cui pochi vantano un rapporto assolutamente unico con il presidente, di amicizia, di famiglia ma anche di carriera, vivendo un arricchimento senza precedenti negli anni di governo dello zar. Talvolta sono vecchi colleghi di Putin, uomini che hanno lavorato con lui al Kgb, nella centrale di spionaggio di Dresda, ma anche amici di gioventù o di università.

A questi si aggiungono però “i presunti tesorieri occulti”, personaggi cioè che sono sospettati di custodire miliardi per conto dello stesso Putin, che a sua volta non può dichiararli perché altrimenti sarebbe la dimostrazione di una corruzione endemica nel Paese russo.

Le accuse riportate dal settimanale L’Espresso vengono da alcuni giornalisti russi dissidenti, perseguitati dal regime e che continuano a scrivere per testate indipendenti, che hanno collaborato negli scorsi anni con lo stesso settimanale italiano. Questi affermano che attorno a Putin sarebbero cresciuti patrimoni sproporzionati, ma soprattutto tenuti ben nascosti, al riparo da occhi indiscreti. E impossibili da giustificare in maniera lecita.

Tra questi c’è Mikhail Shelomov, figlio di una cugina di Putin, tecnico di una compagnia navale pubblica russa, che ha dichiarato solamente entrare da dipendente statale ma che allo stesso tempo ha investito segretamente 573 milioni di dollari in quote di Bank Rossiya e Sogaz, la compagnia di assicurazioni della Gazprom, acquisendo infine anche una ricca società di nome Platinum. Oppure Sergei Roldugin, amico di famiglia di Putin, di mestiere violoncellista che però ha intestata a lui “una fortuna a nove zeri, smascherata nel 2016 con i Panama Papers”.

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Francesco Gnagni