Ilaria Solazzo intervista l’attore napoletano, protagonista di un cortometraggio sulla sindrome di Ehlers-Danlos
Giuseppe Cossentino è uno scrittore, sceneggiatore, regista, drammaturgo, storyteller italiano, attore, nato a Napoli il 9 Ottobre 1986, sotto il segno zodiacale della Bilancia. “Napoli è tutto. E’ la mia mia Musa ispiratrice dalle mille sfaccettature e colori. Napoli, è mito, leggenda, storia con palazzi e vicoli che trasudano racconti di ogni tipo”. Cit. G. Cossentino. Ilaria Solazzo l’ha intervistato per noi.
Parliamo subito di “Passioni senza fine”, una fiction web che ha festeggiato 11 anni di messa in onda sul web, e di successo, di cui tu sei il regista. Cosa vuoi raccontarci di questa esperienza?
“Sto benissimo. Grazie a te, a voi, per questa intervista. Sono felice di poter di divulgare la mia creatività ed arte in tutta Italia. Passioni Senza fine 2.0 è uno dei miei progetti piu’ longevi che porto avanti da diversi anni. E’ un progetto unico ed esclusivo primo in Italia che riporta il tradizionale radiodramma a diventare audiodramma sul web, una fiction o semplicemente soap opera con una storia lunga ben 142 episodi confezionati e pubblicati online. Uno dei prodotti al quale sono piu’ legato in quanto mi ha dato la possibilità di relazionarmi ad una platea vastissima e di far conoscere questo racconto popolare affascinante e avvincente che di anno in anno ha sempre piu’ ascoltatori e fan che mi seguono da ogni parte d’Italia e del mondo. Tratto dell’alta borghesia napoletana tra scontri dinastici, tra amori impossibili, odi, vendette e travolgenti passioni che vanno oltre tutto da qui il titolo “ Passioni Senza fine” c’è un inizio ma potrebbe non esserci una fine”.
Parliamo ora del cortometraggio “Elastic Heart”, un documentario che racconta la sindrome di Ehlers-Danlos. Quali sono state le difficoltà che hai dovuto affrontare per la realizzazione di questo progetto speciale ed unico?
“Elastic Heart” è un progetto meraviglioso che mi ha dato la possibilità di affrontare una tematica delicata come una patologia rara la Sindrome di Ehlers Danlos, un lavoro tratto dalla storia vera dell’attore Nunzio Bellino che ha avuto l’attenzione dei media nazionali ed internazionali. La difficoltà più grande è stata quello di cogliere attraverso la sceneggiatura e la regia la chiave giusta per raccontare una storia forte in pochi minuti. Ringraziando Dio, la critica ed il pubblico mi hanno premiato con vari premi internazionali e recensioni tutte positive. Sono molto orgoglioso che Nunzio abbia scelto me in qualità di regista e sceneggiatore del suo progetto e di aver instaurato con lui un rapporto puro e sincero.
Com’è stato condividere il set con Nunzio?
“È stato straordinario. Nunzio è un attore fantastico, un uomo meraviglioso, ma una delle sue più grandi qualità è la generosità che lo contraddistingue. Desidera per gli altri il meglio e, anche quando non è inquadrato, dà il massimo affinché anche i colleghi realizzino al meglio il proprio lavoro”.
Tra i tanti capolavori americani vi è un film che ti ha “stregato”?
“Sì. “Ghost”. Film che, a mio avviso, racchiude vari generi: il romanticismo, la commedia, il thriller, il soprannaturale. Brillante pellicola del 1990 diretto da Jerry Zucker ed interpretato da Patrick Swayze, Demi Moore e Whoopi Goldberg, la quale ottenne un enorme successo di pubblico, in tutto il mondo, vincendo ben due prestigiosi Oscar: uno per la miglior sceneggiatura originale (consegnato a Bruce Joel Rubin), l’altro per la miglior attrice non protagonista, andato a Whoopi Goldberg. Il film, considerato oggi un cult movie, contribuì anche a rilanciare Patrick Swayze, già protagonista di Dirty Dancing – Balli proibiti nel 1987. La pellicola ottenne una nomination all’Oscar anche per il miglior film, il miglior montaggio e la miglior colonna sonora, firmata da Maurice Jarre”.
Quali sono i ruoli che ti esaltano?
“Trovo esaltanti tutti i personaggi che parlano con le emozioni, con il cuore in qualsiasi sfumatura. Mi piacerebbe tantissimo esplorare, attraverso il mio lavoro, più aspetti possibili dell’essere umano. Passare da personaggi scuri, ombrosi e tormentati a personaggi più luminosi, solari e romantici. Sicuramente mi piace sfidarmi ogni volta in ruoli diversi e cercare di mettermi alla prova”.
Una curiosità. Da attore e regista, quale sei, qual è secondo te il segreto del successo di “Mare Fuori”?
“Principalmente credo che molte persone si rivedano negli errori dei personaggi e ritengo soprattutto che sia necessario lanciare un messaggio ai genitori, perché spesso le colpe degli adulti ricadono sui figli. Sono del parere che non esistano cattivi allievi ma esistono cattivi maestri. Spesso gli adulti non sanno come comportarsi con i figli, non sanno come trattarli, come gestire il loro talento e come incanalare le energie dei giovani verso le cose belle della vita. Non tutti riescono a realizzarsi senza una guida, anzi è un avvenimento raro e spesso prendono una cattiva strada”.
Un attore e un regista con cui ti piacerebbe lavorare?
“Sono tantissimi, sia italiani che stranieri. Sicuramente mi piacerebbe lavorare con i grandi del cinema, uno su tutti Paolo Sorrentino. Guardando i grandi del cinema e ascoltando le loro parole ho rafforzato di giorno in giorno la mia determinazione. Cerco sempre di imparare da loro”.
Perché è importante per i giovani, secondo te, guardare prodotti del genere?
“È importante che prodotti del genere riescano a toccare emotivamente, e in modo positivo, i giovani. È fondamentale che i giovani abbiano degli esempi giusti da seguire, un’ispirazione. Se vengono coinvolti emotivamente e in modo positivo potranno prendere la strada giusta e cambiare il proprio stile di vita. Il segreto è trovare ciò che ti rende felice e concentrare tutte le proprie forze per realizzarlo. Questa ricerca deve innescare un processo creativo e di lavoro che comporta anche disciplina e costanza. Bisogna insegnare ai giovani come utilizzare nel modo giusto le proprie energie e il loro tempo. Hanno un grande potere ma non sanno come utilizzarlo. Spesso i social forniscono esempi sbagliati che non li stimolano abbastanza o li gettano in un mondo fatto di apparenze. Serve svegliarli e indirizzarli a percorrere la strada giusta.
Se ti dico: “Ascoltare la voce dello schermo” tu cosa mi rispondi?
“La voce dello schermo per me è la forza che il cinema, attraverso le sue immagini, ha nel toccare le corde degli animi delle persone. Una forza a volte delicata, altre volte dirompente, può inondarti di risate o pugnalarti a seconda del film che uno guarda.
Progetti futuri?
“Vi sarà un nuovo corto sociale prossimamente. Tratterò il tema della depressione. Il titolo non è ancora stato stabilito. Il corto è in fase di lavorazione. E poi sto realizzando un sito nel quale scriverò nuove storie. Dopo l’ascolto ed i radiodrammi voglio abituare il pubblico alla lettura”.