Conte e il “mistero” dei contatti con la Russia: le parole di Bellanova

L’esponente di Italia Viva, due anni fa parte del governo, racconta il suo punto di vista riguardo l’incontro dell’ex premier con la delegazione russa nel momento in cui l’Italia si era ritrovata in ginocchio e a confronto con lo scoppio della pandemia

Se da una parte l’ex premier Giuseppe Conte dice di aver fatto tutto alla luce del sole in occasione dell’incontro con il contingente militare russo arrivato il 22 marzo 2020 a Pratica di Mare, coinvolgendo i suoi ministri, dall’altra c’è Teresa Bellanova, esponente oggi di Italia Viva e parte del governo due anni fa, che in un’intervista al Foglio racconta un’altra versione: “Non fummo coinvolti in cabina di regia e nemmeno in Consiglio dei ministri. Nessun confronto. In altri casi l’aiuto di paesi stranieri ci veniva anticipato, magari informalmente. Per la Russia non avvenne. E non sono in grado di stabilire se la mossa di Putin fu furba, nel senso di volta a ottenere altro. Le parole dell’altro giorno di Mosca contro il ministro Guerini sono state inquietanti, oltre che irricevibili“.

Teresa Bellanova
Teresa Bellanova di Italia Viva (Ansa)

Quella delegazione russa che arrivò in Italia con lo scoppio della pandemia era composta da 104 persone complessivamente, di cui 32 tra dottori e infermieri: il resto erano tutti militari. “In quelle ore – ha spiegato Bellanova – tutto era complicato e drammatico, questo va detto. Solo dopo venimmo a sapere che c’era stata una telefonata tra Conte e Putin. Stop. Non sono in grado di dire se ci furono anche altri accordi“.

Le parole di Boccia

Conte e Bellanova
Teresa Bellanova era parte del governo di Giuseppe Conte (Ansa)

In riferimento a quella situazione ha parlato anche il deputato del Partito Democratico Francesco Boccia (due anni fa era ministro degli Affari regionali in stretto contatto con la Protezione civile e i territori): “L’Italia fu in perfetta buonafede e all’epoca tanti Paesi, come l’Albania e Cuba ci diedero una mano con ventilatori e mascherine. Ne eravamo sprovvisti, era una situazione drammatica. Quanto ai russi che ricordano questa storia, si sono dimostrati a dir poco sgradevoli. Dormivano nelle nostre caserme ed erano scortati dal nostro esercito“. Sempre Boccia non ricorda infine se quegli aiuti fossero in forma del tutto gratuita.

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