In esclusiva per notizie.com, il presidente del Movimento Autonomi e Partite IVA, Eugenio Filograna, ha commentato la situazione economica attuale e il momento che stanno vivendo gli Autonomi e le Partite IVA.
Lei è a capo del Movimento di Opinione Culturale e Politico “Autonomi e Partite IVA”. Qual è l’obiettivo del suo Movimento?
Il nostro obiettivo è quello di stimolare le leggi a favore degli Autonomi e delle Partite IVA, perché sono il seme dell’economia. Evitare le discriminazioni che distinguono un lavoratore Autonomo da un lavoratore a Partita IVA singolo. Questo perché, purtroppo, c’è ancora il concetto che chi ha la Partita IVA è un padrone, e noi siamo contrari a questa logica. Quindi, vogliamo divulgare l’idea che è fondamentale che ci sia un unico corpo sociale. Non solo di autonomi e partite IVA, ma anche dei loro dipendenti e dei loro familiari, e questo può essere fatto soltanto entrando in politica. Quindi pensiamo di fare le liste civiche e, successivamente, anche le liste nazionali e internazionali, se riusciremo a farlo.
Qual è stato l’impatto della pandemia sugli Autonomi e Partite IVA?
L’impatto è stato drammatico. Abbiamo chiuso più di 470.000 Partite IVA. Ci sono state cessazioni e non hanno finito, perché molte Partite IVA continueranno a star male in quanto hanno accumulato una posizione debitoria molto alta anche nei confronti dello Stato. Motivo per il quale abbiamo chiesto anche più volte di fare uno spostamento dei termini delle cartelle esattoriali, e in più da tanto tempo stiamo chiedendo di fare un condono per salvare almeno altre 6/700.000 Partite IVA. Chiuderanno un milione di Partite IVA, se lo stato non interviene con un condono tombale, che noi abbiamo proposto già da due anni a questa parte, e si chiama risanamento equitativo. Se lei va sulla nostra pagina nazionale o sul sito, troverà la spiegazione del risanamento equitativo che abbiamo proposto nel 2020.
Il primo punto del vostro programma è, appunto, il “risanamento equitativo”. Può spiegare di cosa si tratta?
Sì, posso sintetizzare. Lo Stato italiano ha un credito nei confronti dei cittadini italiani e delle Partite IVA, in particolare. Parlo di professionisti, imprenditori, autonomi, aziende, i loro dipendenti e le loro famiglie, per circa mille miliardi in bilancio. È la somma di tutti i mancati versamenti tributari che lo stato non è riuscito a incassare negli ultimi 7/8 anni. Questo vuol dire che lo stato fa delle leggi, ma non vengono rispettate. La verità non è che non vengono rispettate, ma purtroppo le aziende non hanno i soldi per pagare, o le Partite IVA molto spesso non ce la fanno a pagare. Quindi, noi abbiamo proposto di fare un condono riguardante questo credito che lo Stato ha nei confronti dei cittadini, degli autonomi e delle Partite IVA, di 1000 miliardi, per i quali incasserebbe al massimo l’8/10%. La proposta è di fare un condono al 3%, ma di dare in cambio un credito di imposta del 100%. Faccio un esempio: uno compra un credito dello Stato verso un cittadino di 1.000€, lo paga 300€, però può scontare dalle sue tasse, negli anni successivi – fino a 10 anni o 15 – l’intero importo di 1.000€. La cessione successiva potrebbe essere la seguente: questo importo può essere ceduto a 1/3, 1/4, senza limiti, in modo tale che le quote parti del singolo anno possono essere cedute ad 1/3 che può scontarsi dalle sue tasse.
Ecco, questo è il concetto con il quale lo Stato incasserebbe subito 300 miliardi e, per effetto della rivalutazione e delle plusvalenze, ne incasserebbe altri 260 in 10 o 15 anni. Quindi, il nostro modello prevede che lo stato, con questo sistema, rimetterebbe in movimento immediatamente la liquidità, incassando circa 300 miliardi subito e 260 nell’arco di 10/15 anni. Non solo: per effetto della rivalutazione e degli investimenti e del moltiplicatore monetario, 300 miliardi, investiti in opere pubbliche importanti, sarebbero un moltiplicatore di almeno 5 volte. Quindi, altri 1.500 miliardi di prodotto interno lordo, che sarebbero poi tassati dallo stato, alla media del 43%. Questo è il nostro modello, questo è il nostro riferimento: mettere in condizione lo Stato di aiutare a non far fallire un milione di imprese. Circa la metà sono già fallite, purtroppo, hanno già cessato. Adesso dobbiamo cercare di salvarne almeno altre 700.000. Con questo sistema, secondo noi, riusciremo a farlo. Tra l’altro, è a costo zero: utilizzeremmo i soldi disponibili sui conti correnti degli italiani, senza bisogno di chiedere i soldi in Europa.
Dopo il complicato periodo del Covid, si pensava che ci sarebbe stato un miglioramento a livello economico su vasta scala. Eppure, la guerra in Ucraina ha spazzato via tutte le previsioni più rosee. Che momento è per gli Autonomi e Partite IVA?
Drammatico, anche questo. Noi non possiamo parlare di pace e poi regalare o vendere le armi all’Ucraina. Noi siamo contrari alla guerra. Purtroppo, c’è stata un’invasione: noi possiamo dare una mano per ospitare le persone che scappano dalla guerra, ma rifornire di armi… mi faccio un altro nemico, anzi due nemici. Mi sembra una cosa esagerata. Noi abbiamo bisogno di pace nel mondo, abbiamo bisogno che tutto funzioni nel modo più semplice e sereno possibile, ma se continuiamo ad alimentare la guerra dando soldi e armi all’Ucraina, secondo me sbagliamo. Quindi noi, purtroppo, prevediamo una situazione drammatica: con l’aumento delle tasse, l’impossibilità dello Stato di fare un condono con debiti accumulati, il Covid, l’aumento dell’elettricità, del costo del gas, non troviamo le materie prime… sembra ovvio che è sbagliato. La politica estera è completamente sbagliata.