Amnesty International ha lanciato un appello per proteggere il diritto all’aborto. Sulle pagine de La Verità, arriva il commento di Fabrizio Cannone, che ne mette in luce la contraddittorietà
Amnesty International è stata fondata dall’avvocato cattolico Peter Benenson nel 1961: era un pacifista, un filantropo e un combattente per la giustizia e l’umanità, tanto che nel 1975 ricevette il premio Nobel per la pace e per ciò che fece, specie con Amnesty, in difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione.
“I suoi eredi però si trovavano operare in una società sempre più secolarizzata e nichilista e andare nel senso opposto”, scrive La Verità facendo notare come l’ispirazione cattolica sia andata perduta. Infatti, l’associazione ha lanciato un appello a proteggere il diritto all’aborto. In un articolo condiviso sulla pagina ufficiale, infatti, si fa riferimento a un disegno di legge in Texas negli Stati Uniti che vorrebbe vietare l’aborto già a sei settimane di gravidanza, prima che la maggior parte delle persone sappia di essere incinta.
La proposta include anche un programma di “ronde” che, però, “somiglia più a una caccia alle streghe”. Infatti, chiunque potrebbe citare in giudizio una persona sospettata di aiutare un’altra persona ad abortire, ottenendo addirittura una ricompensa di 10.000 dollari. Secondo Amnesty, gli Stati Uniti stanno regredendo quando si parla del diritto a un aborto sicuro e inoltre il rifiuto della Corte Suprema di bloccare questo disegno di legge cancella di fatto il diritto all’aborto per decine di migliaia di persone in Texas e apre la strada a progetti di legge simili in altri stati.
L’accesso all’aborto è un diritto umano, sostiene Amnesty. Secondo il diritto internazionale dei diritti umani, ogni persona ha diritto alla vita, diritto alla salute e diritto a essere libero dalla violenza, dalla discriminazione e dalla tortura o da altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti. “Costringere qualcuno a portare avanti una gravidanza contro la sua volontà, per qualsiasi motivo, è una violazione di tali diritti. L’aborto deve essere legale, sicuro e accessibile a tutti”, sostiene l’associazione che fa così dell’aborto una nuova causa da sposare, del resto sempre sostenuta. Nello specifico, la policy sull’aborto di Amnesty International si basa sulla piena depenalizzazione dell’aborto e sull’accesso universale all’aborto stesso, alle cure post-aborto e a informazioni relative all’aborto prive di pregiudizi e basate sull’evidenza dei fatti, libere da costrizione, coercizione, violenza e discriminazione.
L’approccio dell’organizzazione nei riguardi dell’aborto è fondato su principi ispirati e derivati da leggi e standard internazionali per i diritti umani, affermatisi nel tempo. Ma, secondo La Verità, si tratta di una contraddizione in quanto, tra i diritti da difendere, dovrebbe trovare spazio anche il diritto alla vita.