“Meglio trattare, Putin non si fermerà fino a quando non raderà al suolo tutte le città”: dalle colonne del quotidiano arriva un monito ad aprire un colloquio serio con la Russia”.
Una sola strada: mediare. L’Europa e gli Usa non vogliono farsi trovare nuovamente impreparati dopo aver ammesso non pubblicamente, ma in maniera chiara, che l’escalation russa in Ucraina è stata più volte sottovalutata.
Il rischio concreto, in caso di movimenti di truppe al confine russo o ucraino da parte delle forze Nato, è di far scoppiare un conflitto su scala più larga, e l’unica soluzione al momento sembra la diplomazia. Accordi difficili, per via delle posizioni di Mosca e dell’Ucraina, decisa a difendere i confini. La strada delle sanzioni fino ad ora ha indebolito il Cremlino, che incassa anche gravi perdite in un esercito che sperava in una guerra lampo.
La sensazione però è che l’offensiva ordinata da Putin nelle regioni ucraine non sia destinata a fermarsi, almeno a breve, e di fatto tali indicazioni alimentano il rischio di un cortocircuito con le nazioni vicine e Zelensky e decise a porre fine alla guerra. Ecco perché dalle colonne di Libero arriva un monito a non sottovalutare Putin e le sue armi, con una analisi sulle strategie del Cremlino che porta purtroppo in una sola direzione.
Vittorio Feltri nel suo editoriale analizza l’evolversi del conflitto partendo da due considerazioni. “Una tesi – osserva – sostiene che Putin sia stupito dalla resistenza russa e possa desistere dal combattere. L’altra, che mi sembra più credibile, è che lui miri a sfiancare l’Ucraina lentamente, in modo da non dover amministrare una nazione completamente distrutta”.
Feltri spiega le sue ragioni affermando che gli Usa hanno inviato armi cosiddette leggere, contro un esercito che invece tiene in serbo missili e armi infallibili, di sicuro più potenti e pronte per chiudere definitivamente il conflitto. “Ovvio che qualora lo zar non riuscisse a impadronirsi dei centri abitati con armamenti cosiddetti normali – afferma Feltri – ricorrerà a quelli speciali. Piegherebbe le ginocchia agli ucraini, molti dei quali sono consapevoli di questo ma sono al momento spinti dall’orgoglio nazionale e dalla speranza di aiuti dall’Europa”.
In sostanza il direttore di Libero in una lucida analisi spiega che la direzione è soltanto una. L’America sembra attendere l’evolversi dei combattimenti, in cui anche la Russia lentamente si sfiancherà. Anche Putin potrebbe condurre la sua battaglia a piccoli passi in modo da amministrare poi città non del tutto distrutte dal conflitto. Il rischio però è uno solo. “I combattimenti in Ucraina sono alla sua portata e se Zelensky non cederà in fretta farà la stessa fine dei suoi soldati, obbligati a a battersi contro un nemico più organizzato. Solo questione di tempo – ammette Feltri – e Kiev e dintorni saranno rasi al suolo. Spettacolo a cui non vorremmo mai assistere”.