Secondo le tesi ufficiali i 72 russi furono impiegati in esclusive attività di sanificazione all’interno delle Rsa
Sono tanti i misteri che sembrano essere nascosti dietro la questione della Russia. Non solo Vladimir Putin sembra nascondere ben più di qualche scheletro, ma anche i fatti accaduti diverso tempo fa sembrano accendere qualche punto di domanda. Qualche esempio? Il fatto che una delegazione russa è arrivata in Italia nel 2020 ed è andata via dopo due mesi.
“I Russi – fa notare Corriere – non vennero per visitare il Sacco, avamposto del contrasto alla pandemia; non raggiunsero la prima zona rossa d’Italia, il lodigiano; non sostarono alla Regione. Insomma, atterrata a Roma la missione precedentemente concordata tra Giuseppe Conte e Vladimir Putin procedette compatta verso la Lombardia, a bordo di veicoli militari che ospitavano 32 tra medici e infermieri, sia 72 generali e pezzi dei Servizi segreti”. Ma cosa hanno fatto i russi a Milano, con base nel consolato in zona San Siro? Forse fu una sosta; peccato che a guidarlo c’era Alexei Vladimirovich Paramonov, figura centrale della politica estera putiniana e l’uomo che nei giorni scorsi aveva minacciato l’Italia sul versante delle sanzioni economiche.
La permanenza è stata piuttosto lunga: due mesi, proprio nel periodo drammatico in cui l’Italia era in lockdown. Cosa facevano gli 007 insieme ai connazionali nella caserma militare del Terzo Reggimento sostegno all’aviazione, in località Orio al Serio? Secondo le tesi ufficiali, spiega il quotidiano, i 72 russi furono impiegati in esclusive attività di sanificazione all’interno delle Rsa nonché in ulteriori operazioni di pulizia di strade e piazze, di fatto monitorati e scortati secondo il piano della Questura. Ma è davvero così credibile?
Il piano dei russi
E, a proposito di agenti segreti, sembra che l’obiettivo dell’élite imprenditoriale e politica russa sarebbe dunque quello di “rimuovere Putin dal potere il prima possibile e ripristinare i legami economici con l’Occidente a causa della guerra in Ucraina”. Secondo l’intelligence ucraina, infatti, una certa parte della classe dirigente russa considera il direttore del Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, Alexander Bortnikov, come il successore di Putin.