Covid%2C+Fipe-Confcommercio%3A+%26%238220%3BIn+un+anno+chiuse+45mila+imprese%26%238221%3B
notiziecom
/2022/03/24/covid-fipe-confcommercio-in-un-anno-chiuse-45mila-imprese/amp/
Economia

Covid, Fipe-Confcommercio: “In un anno chiuse 45mila imprese”

Published by
Chiara Feleppa

Dopo l’emergenza Covid, l’impennata dei costi di materie prime ed energia ha paralizzato il settore

Sono oltre 45 mila le imprese ad aver chiuso battenti a causa della pandemia, per un totale di quasi 24 mila occupati dipendenti. Negli ultimi due anni, la ristorazione è stata praticamente minata nelle sue fondamenta risultando uno dei comparti più forti ad essere intaccata. Divieti, obblighi e aperture a singhiozzo hanno praticamente reso impossibile la prosecuzione delle attività con molti ristoratori o imprenditori che hanno deciso di chiudere battenti e di segnare fallimento.

A tirare le somme è Fipe – Confcommercio che nel rapporto 2021 presenta i numeri, purtroppo poco felici. Stando ai dati, dopo l’emergenza Covid, l’impennata dei costi di materie prime ed energia ha paralizzato il settore: l’87% degli imprenditori ha registrato un aumento della bolletta energetica fino al 50% e del 25% per i prodotti alimentari. Rimangono tuttavia contenuti gli aumenti dei prezzi ai consumatori: nel febbraio 2022 lo scontrino medio è salito solo del 3,3% rispetto a un valore generale dei prezzi aumentato del 5,7%. Il 56,3% di bar e ristoranti non prevede di rivedere a breve il rialzo dei propri listini prezzi.

L’impennata dei costi di gestione incide però sulle previsioni di crescita, con il 62% delle imprese che ritiene verosimile un ritorno ai livelli pre-crisi solo nel 2023. Incertezza che si acuisce a causa della minore propensione degli italiani a spendere in bar e ristoranti dovuta principalmente, secondo il 43% degli imprenditori, agli effetti del carovita e al perdurare di un indice di fiducia negativo. Un panorama molto poco limpido, dicono dalla Fipe. Infatti, se le restrizioni imposte per il contenimento della pandemia stanno ancora facendo sentire i loro effetti, l’improvviso rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia sta determinando una incertezza crescente tra gli imprenditori. Solo per il 16% delle imprese i fatturati sono cresciuti nel 2021, mai però più del 10%. Per il 73% degli imprenditori, invece, il calo del volume di affari è stato verticale, causando un calo di fatturato medio di circa il 40% anno 2019/2020.

I dati

Il rapporto evidenzia che il 72% delle imprese ha dovuto registrare qualche inconveniente, in particolare per la richiesta di esibizione del certificato. Si conferma la forte frenata della nascita di nuove imprese, 8.942 nel 2021, a fronte di un’impennata delle cessazioni di attività, 23mila. Tra 2020 e 2021 le imprese che hanno chiuso i battenti sono oltre 45mila. Per l’86% delle imprese il fatturato nel 2021 è ancora al di sotto dei livelli del 2019 mentre nel 2021 i consumi si sono ulteriormente ridotti di 24 miliardi di euro rispetto al 2019.
Il lavoro resta l’emergenza più grave generata dal Covid: 193mila occupati in meno rispetto al 2019 e il 21% delle imprese lamenta di aver perso manodopera professionalizzata e formata. Per 4 imprenditori su dieci mancano candidati e competenze adeguate.

“La fotografia scattata attraverso il nostro rapporto – sottolinea il presidente Stoppani – si arricchisce di ulteriori elementi di stringente attualità. Il deflagrare del conflitto bellico in Ucraina sta infatti avendo e continuerà ad avere un impatto fortissimo sulle nostre attività, sia per gli effetti sulla dinamica dei prezzi delle materie prime energetiche e sull’approvvigionamento di specifiche materie prime alimentari, sia per le giuste e necessarie sanzioni elevate dalla comunità internazionale a carico della Russia e sia per l’effetto domino sui flussi turistici, linfa vitale per il nostro settore. […]. Alle emergenze prezzi e consumi se ne aggiunge una terza, l’occupazione. In questi due anni le imprese hanno subito una pesante perdita di capitale umano a cui occorre rimediare con la massima urgenza recuperando produttività ed attrattività. Senza produttività non si fanno investimenti, non si attraggono capitali e non si remunera meglio il lavoro. E senza attrattività non si investe nelle sue professioni, creando i problemi di reperimento del personale che le aziende denunciano. Ma quello che manca è una vera politica di settore che ne riconosca il valore per lo sviluppo del Paese. Su questo obiettivo concentreremo la nostra iniziativa e il nostro impegno.”

Published by
Chiara Feleppa