Il Garante per l’infanzia lancia l’allarme: “C’è il rischio concreto che finiscano nei canali sbagliati. Vanno monitorati con attenzione”
Dall’inizio della guerra in Ucraina sono sbarcate in Italia circa 60.000 persone. Quasi la metà rappresentano dei minori, costretti a fuggire dalla guerra per trovare nel nostro Paese un rifugio. Nella stragrande maggioranza dei casi i bambini arrivano in Italia insieme alle loro famiglie. Ma quando questo non accade, il rischio di problemi seri è dietro l’angolo. Carla Garlatti, Garante per l’infanzia, lancia un campanello d’allarme. “I dati del Viminale parlano chiaro. Al 22 marzo sono arrivati 24951 minorenni. Ma è un dato non completo –conferma in esclusiva a Notizie.com – non sappiamo quanti di questi minori siano soli. Il numero è molto più contenuto, perchè la stragrande maggioranza di questi bambini o ragazzi arrivano con la mamma o con i nonni. Ma esistono comunque minori che arrivano in Italia soli”.
Bambini, ragazzi, sui quali va amplificata l’attenzione . “Il pericolo dei bambini che arrivano da soli, è che finiscano nel canale sbagliato dello sfruttamento. Lavorativo o sessuale. E’ per questo che mi sto battendo in ogni sede, chiedendo che vengano utilizzati esclusivamente i canali ufficiali. E’ fondamentale – continua il Garante per l’Infanzia – rivolgersi solo alle questure, ai tribunali per i minori, a tutti i servizi che si occupano, in modo ufficiale, del collocamento di questi minori verso famiglie o persone singole. E’ necessario che vengano seguiti attraverso i canali ufficiali per evitare che di questi bambini se ne perdano le tracce”.
Importante quindi seguire con attenzione il futuro di questi ragazzi, seguendo le giuste procedure per l’affidamento. “Il provvedimento di affido è sempre effettuato dal Tribunale dei minorenni. Ogni famiglia o persona singola che vuole rendersi disponibile a prendere in affido un minore che arriva dall’Ucraina, deve rivolgersi ai servizi sociali che dispongono già di elenchi di famiglie già adeguatamente preparate per l’accoglienza. Data l’emergenza immagino che questi elenchi possano essere aggiornati continuamente. Una cosa che però deve essere chiara è che si parla di affidi temporanei. Non sono adozioni e non si tratta di processi che possono portare ad adozioni. Non si tratta di bambini abbandonati, ma di ragazzi, bambini che stanno scappando da un Paese in guerra e sperano, nel minor tempo possibile, di poter tornare nella loro terra d’origine”.