La guerra in Ucraina sancisce la fine dell’idea che l’Europa possa ritagliarsi il ruolo di continente “pacifista”, impegnato solamente ad esportare un modello di valori di civiltà che possano mettere tutti d’accordo?
La strada, oggi, sembra in effetti tutt’altra. Di fronte al dramma della guerra e dell’attacco russo, l’Unione europea non solo si presenta come sgomenta, ma anche come incapace di rispondere, se non unendosi sotto il cappello americano e del presidente democratico Biden.
Come spiega Rampini sul Corsera, l’era in cui si pensava al Vecchio Continente come a una “superpotenza erbivora”, circondata da “belve affamate di conquista imperiali”, è caduta come una vera e propria illusione. Di fatto, dall’altro lato ora sembra meno difficile per l’Europa credere all’idea di potere costruire una difesa comune. Ovviamente, non in concorrenza ma in collaborazione con la Nato.
Il sospetto americano in anni passati, infatti, era che l’asse tra Parigi e Berlino potesse posizionarsi come una terza forza rispetto a Stati Uniti e Russia, magari equidistante da entrambe. L’invasione russa però porta questa terza forza a scivolare molto più verso Occidente. Tuttavia, restano molti ostacoli su questa strada. Come ad esempio il fatto che un esercito europeo debba necessariamente avere come sostegno “una grande industria europea della difesa, che superi le frontiere nazionali”.
Difficile però pensare che il modello burocratico della Commissione europea possa venire replicato anche per le forze armate. Ma l’ostacolo più grande di tutti, che non è certo da trascurare, è quello della stessa opinione pubblica europea. La popolazione europea in maggioranza non vuole sentire parlare né di guerra né tantomeno di armi, e giustamente. Che preferisce cioè investire in sanità e scuole piuttosto che in armamenti.
L’ipotesi di una difesa comune passa però anche, inevitabilmente, dall’autonomia energetica, di cui Biden sta discutendo proprio in questi giorni a Bruxelles. Davanti al sogno ecologista di Greta, di un mondo fatto di emissioni zero e di pannelli solari, la realtà sembra che vada in tutt’altra direzione, fatta di lunghe dipendenze da gas e petrolio, almeno per altri due decenni, poi si vedrà.