Uccise la moglie anni fa, ma il giudice ha deciso di assolverlo dalle accuse: il motivo ha fatto scaturire un bel po’ di polemiche
Bisogna tornare indietro di qualche anno, precisamente tra la notte del 3 ed il 4 ottobre a Brescia, quando Cristina Maioli (62 anni) venne uccisa. Da chi? Da suo marito, Antonio Gozzini. Prima l’ha colpita con un mattarello, poi l’ha accoltellata alla gola e alle gambe. Una vicenda che ha fatto molto discutere, soprattutto per le motivazioni dello stesso giudice nei confronti dell’uomo.
Quasi come se volesse giustificarlo dell’azione che ha compiuto. Anche se in parte è stato così, ed è per questo motivo che sono scaturite altre polemiche. Prima, però, come riportato in precedenza bisogna riavvolgere il nastro. L’uomo è stato assolto anche in appello. I giudici di secondo grado hanno ritenuto che è incapace di intendere e di volere.
Motivo? Affetto da delirio di gelosia. Di mestiere professore (proprio come sua moglie che svolgeva il ruolo di insegnante), aveva ucciso la moglie quasi tre anni fa. Nel frattempo il procuratore generale aveva chiesto la condanna a 21 anni di carcere per Gozzini ribadendo il suo concetto. Ovvero che l’uomo è capace di intendere e di volere. La pubblica accusa, invece, aveva chiesto per l’uomo l’ergastolo per il terribile omicidio che si è verificato in via Lombroso.
In merito a questa decisione il procuratore Guido Rispoli, una volta aver lasciato l’aula della corte d’Assise d’appello della città lombarda ci ha tenuto a ribadire che leggerà le motivazioni da parte del giudice. “Vanno tenuti ben distinti il delirio da altre forme di travolgimento della facoltà di discernimento che, non avendo base psicotica,
possono e debbono essere controllate attraverso la inibizione della impulsività” così si era pronunciato il presidente della Corte d’Assise di Brescia, Roberto Spanò.