Quattro anni fa venne sbeffeggiato e criticato da tutti. Ma oggi la Nazionale di Roberto Mancini ha subito la stessa sorte
La sua Nazionale viene ancora oggi ricordata in modo negativo. L’avventura di Giampiero Ventura alla guida degli azzurri si chiuse con la stramaledetta eliminazione nello spareggio contro la Svezia. Una gara che escluse gli azzurri dai Mondiali russi del 2018. Per quattro anni molti pensarono che fosse il punto più basso mai raggiunto dalla Nazionale italiana, che venne estromessa dalla competizione Mondiale.
Ma alla luce della batosta subito con la Macedonia del Nord, nelle semifinali dei playoff di qualificazione a Qatar 2022, quell’avventura viene clamorosamente rivalutata. L’Italia del 2018 chiuse al secondo posto il suo girone di Qualificazione (come quella attuale) ma mentre la squadra guidata da Roberto Mancini è stata incapace di chiudere in testa un girone in cui c’erano Svizzera, Irlanda del Nord, Bulgaria e Lituania, la Nazionale di Giampiero Ventura si è arresa solo ad una super potenza come la Spagna (perdendo la gara in terra iberica e pareggiando, senza non poco rammarico, il match disputato a Torino).
Ventura disse addio al Mondiale nel doppio confronto con la Svezia (squadra decisamente più organizzata e competitiva rispetto alla Macedonia del Nord) e venne esonerato a furor di popolo al termine di un’esperienza molto breve: 16 partite, 9 vittorie, 3 sconfitte, 4 pareggi. Dopo l’eliminazione con gli svedesi lasciò la guida della Nazionale con orgoglio. Quando abbiamo provato a contattarlo, per conoscere il suo parere sulla sconfitta degli azzurri, ci ha risposto con la solita ironia: “Da ieri sera il mio telefono sta squillando in continuazione“, ci dice. Quando gli chiediamo un commento si chiude a riccio, rimandando l’appuntamento con la solita signorilità. “Non mi sembra il caso, sono molto addolorato per la sconfitta degli azzurri e non mi va di commentare una grande delusione per tutto il calcio italiano”. Appuntamento nei prossimi giorni. Quando il telefono sarà meno bollente e la delusione, forse, meno cocente.