Rimane il regime forfettario al 15% per le partite Iva, con ricavi e compensi entro i 65mila euro. Per chi supera questo limite, invece, si va verso l’ipotesi di prevedere una “exit tax”
Tra le tante questioni al vaglio del Governo, oltre al catasto e ad altri provvedimenti in materia economica, c’è anche quella delle partite Iva. La scelta operata dal governo è di mantenere l’imposta fissa del 15% per coloro che dichiarano fino a 65mila euro all’anno, quindi a regime forfettario.
Qualcosa cambia per chi ha un reddito superiore. In questo caso, si opterà per uno scivolo di due anni con una tassazione di poco superiore, per poi arrivare alla tassazione ordinaria. Ciò dovrebbe valere fino ai 100mila euro. Il governo, al lavoro sulle modifiche per la legge di delega fiscale, avrebbe dunque deciso di non toccare l’impianto sull’attuale regime forfettario, secondo quanto riporta ItaliaOggi. Rimane dunque il regime forfettario al 15% per le partite Iva, con ricavi e compensi entro i 65mila euro. Per chi supera questo limite, invece, si va verso l’ipotesi di prevedere una “exit tax” per chi supera il limite annuo. Quindi, uno scivolo di due anni senza cambiare tassazione, per poi entrare in regime fiscale ordinario.
Sul tavolo del Mef sarebbe poi arrivato il via libera anche all’abolizione dell’Irap per gli studi associati e le società di persone, oltre che una riforma delle ritenute d’acconto. L’ipotesi è che si vada verso un prelievo mensile da gennaio a giugno
I cambiamenti principali riguarderanno anche il sistema di tassazione dei redditi: quelli da lavoro saranno gravati dall’Irpef, mentre quelli da capitale, quindi derivanti da affitto, rendite finanziarie, interessi derivanti da titoli obbligazionari avranno imposte diverse. Le aliquote sono due: del 15% e del 23%, anche se su questo punto si attendono le decisioni del governo. Per quanto riguarda l’Irap, la sua abolizione avverrà in maniera graduale. Per quanto riguarda l’Irpef, dopo il passaggio da cinque a quattro scaglioni (23%, 25%, 35% e 43%), si arriverà alla riduzione con tre variabili (23%, 33% e 43%). Ancora, riguardo le detrazioni Irpef, una novità importante riguarda le detrazioni sanitarie.