Fin dai primi giorni del conflitto ucraino molti hanno rievocato la figura di Angela Merkel, come “l’unica in grado di far ragionare il presidente russo Putin”. Ora però in Germania ci si chiede dove sia finita.
Davanti all’attacco russo in Ucraina il governo tedesco ha letteralmente deciso di seppellire 70 anni di cautela, moderatismo e ragionevolezza politica. Tutte doti che identificano al meglio il carisma e la personalità di Angela Merkel. I media locali, sull’onda del nuovo sentimento nazionale di “belligeranza” anti-russa, si chiedono se quelli di Merkel fossero veramente dei pregi.
A soli quattro mesi dall’abbandono della Cancelliera al termine del suo governo durato sedici lunghi anni, molte cose sembrano cambiate in Germania, radicalmente. Oggi i tedeschi si interrogano cioè se quello di Merkel non fosse in realtà, più che una pace, un “letargo”. È quello che riporta il Corriere della Sera, sottolineando gli aspetti che vengono considerati come possibili “lati oscuri” dell’era della Cancelliera.
Le colpe che oggi la Germania imputa ad Angela Merkel
Tra tutti, la dipendenza energetica dal gas russo, l’uscita dall’energia atomica, la scarsa attenzione per i costi della difesa. Fino al tema della sovranità europea, di certo non un cavallo di battaglia di Merkel. Tanto che il settimanale Die Zeit ha descritto la posizione della leader cristiano-democratica come quella di una “lost in transition”, in una terra di nessuno dove ci si chiede perché ci fosse una così netta distanza con l’espressione geografica, e non solo, dell’Occidente.
Dallo scoppio della crisi ucraina, la Merkel ha rilasciato una sola dichiarazione pubblica, quella in cui ha spiegato che si tratta di “un taglio profondo nella storia dell’Europa”. Tuttavia, nei media tedeschi, sui quotidiani e nei talk show non si fa altro che parlare di lei, la Cancelliera di un’era, a conti fatti, di pace e prosperità tedesca, contro un’Europa che affondava nella crisi e nell’instabilità costante.
Oggi il “metodo Merkel” è visto come una strategia che aveva poco di strategico, e che era fondata sul “tenere tutto insieme”: l’Europa, il dialogo internazionale, senza mai imprimere però una “direzione” precisa. Di fatto, dietro tutte le accuse a Merkel c’è il suo rapporto con Putin e con la Russia, proprio come accade in Italia per coloro che mostrano riserve, ad esempio, sull’invio di armi.
Per Merkel, il leader del Cremlino è sempre stato un uomo da criticare, ma con cui dialogare costantemente. Un fatto che scaturiva anche dalla passione della Cancelliera per la cultura russa. Che ha portato all’errore oggi considerato più grande, l’autorizzazione del Nord Stream 2 nel 2014. Anno in cui Putin annesse la Crimea. Un senno di poi, quello tedesco, che sa tuttavia di molta ipocrisia e molto revisionismo, inteso però come scaricabarile rispetto ai problemi che oggi si presentano, granitici, al popolo tedesco. Nel 2014 tutti i tedeschi, compresa la grande industria, approvò la scelta di Merkel. E la sostenne.