I dati parlano chiaro: una buona percentuale della popolazione rischia di risultare due volte positiva. Ecco i risultati
Contagi triplicati, nonostante oltre il 90% degli italiani risulti vaccinato con terza dose. I dati di ieri parlano chiaro: 73.357 contagi, con un tasso di positività che rimane sempre molto alto: 14,5 %. La trasformazione da Omicron a Omicron 2, ha fatto risalire la curva dei contagi ed ha portato alla luce una situazione molto delicata. La possibilità, per molti italiani di tornare positivi. Circa il 3% della popolazione viene infatti contagiata due volte dal virus che cambia.
Ma fortunatamente la stragrande maggioranza di chi risulta positivo all’Omicron 2, si era infettato con la variante Delta o con il primo virus. E’ molto meno probabile infettarsi con Omicron 2 dopo aver contratto Omicron 1. Il rischio esiste, sebbene sia considerato residuale e non quantificabile. Secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, “Omicron può contagiare una seconda volta ma con forme asintomatiche o pochi sintomi molto simili a quelli dell’influenza. Tre dosi di vaccino garantiscono una buona protezione ed è importante non rinunciare al richiamo che è necessario per rafforzare l’immunità contro un virus così mutevole”
Quanto dura la protezione del vaccino?
Per Caruso “chi si è vaccinato è più protetto di chi ha avuto l’infezione naturale, perché i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) inducono un’immunità più ampia, che riconosce vaste aree della proteina Spike a differenza di chi ha contratto il virus naturalmente che sviluppa un’immunità selettiva”. Per gli scienziati, le persone nn vaccinate rischierebbero una maggiore problematica, ma i numeri lasciano intendere che hanno le stesse possibilità di contagiarsi. Quanto dura la protezione del vaccino? Secondo Caruso “si tende a pensare che la durata sia di almeno quattro mesi, ma il tempo varia da individuo a individuo in quanto la risposta allo stimolo vaccinale è molto soggettiva. Noi stiamo ricevendo composti disegnati sul ceppo originario del Sars-CoV-2, quello nato a Wuhan, in Cina. In oltre due anni il virus è cambiato e ha affinato la capacità di aggirare le difese. Ecco perché il rischio di reinfezioni non è mai venuto meno”.