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ESCLUSIVA – Ortensi (Ismu): “Accoglienza ok, ma problemi sottovalutati”

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Paolo Colantoni

“L’Italia ha risposto alla grande sotto l’onda emotiva. Ma sono preoccupata per il medio-lungo periodo”.

L’accoglienza verso tutte le persone che sono scappate dall’Ucraina è stata fatta a cuore aperto e con grande entusiasmo. Quello che mi preoccupa è che sia realmente sostenibile. Che le famiglie che si sono fatte carico di quest’impegno siano sostenute. L’accoglienza in famiglia funziona sempre molto bene, ma noi non sappiamo per quanto tempo questa situazione si protrarrà e potrebbero sorgere dei problemi“. Livia Ortensi,  demografa e responsabile del Settore Statistica della Fondazione ISMU (Iniziative e studi sulla Multietnicità), sta studiando nel dettaglio l’arrivo dei profughi ucraini in Italia. E se da una parte c’è grande soddisfazione per la risposta collettiva, esiste anche una forte preoccupazione, su aspetti che si rischia di sottovalutare.

Donne e bambini fuggiti dall’Ucraina – Ansa Foto –

In esclusiva ai microfoni di Notizie.com, spiega: “Ho l’impressione che ci sia stata una grande ondata emotiva, che ci ha spinto ad accogliere famiglie, donne e bambini, mentre c’era una parte del paese che storceva il naso di fronte alla richiesta di richiedenti asilo, che di solito in Italia sono rappresentati da maschi giovani o adulti. Ma mentre quest’ultimi erano persone che avevano pianificato un viaggio e vivevano situazioni di socialità e di ambientamento diverse, quelle che oggi lasciano l’Ucraina lo fanno dal giorno alla notte. Sono sballottate. Non conoscono una sola parola d’italiano. Sappiamo perfettamente che all’interno delle famiglie d’accoglienza ci si parla tramite google translator, altrimenti diventa impossibile capire il russo o l’ucraino. In pochissimi hanno dimistichezza con l’inglese. Sappiamo che molti hanno chiesto aiuto ad ucraini già presenti sul territorio: magari ad una persona che faceva da badante al nonno o che era già in Italia, per parlare con le persone che arrivavano”.

Come specificato, l’accoglienza in Italia ha riguardato prevalentemente donne e bambini. Un vantaggio o un aspetto negativo? “Qualcuno pensava che fosse più facile rispetto alla gestione di uomini giovani o adulti. Ma ci sono impegni e costi diversi. Ai minoricontinua Livia Ortensi –  bisogna garantire un pediatra, una scuola che sia attrezzata a comunicare con loro. Quindi attraverso interpreti che vanno chiamati e pagati. Un’accoglienza fatta bene richiede un forte investimento. Ci vorranno tanti soldi per far si che questa accoglienza sia ben fatta. Soprattutto per il tipo di popolazione che sta arrivando”.

Un altro problema, probabilmente sottovalutato, riguarda l’aspetto abitativo.La comunità ucraina è molto peculiare nel panorama migratorio italiano ed è generalmente caratterizzato da donne. Per lo più non giovanissime e legato ad un modello di permanenza breve, con donne che si spostano intorno ai 50 anni, e lavorano nell’assistenza domiciliare. Una parte rilevante di questa comunità non ha mai dato troppa importanza alle abitazioni: o si trasferivano nelle case delle persone che assistevano (generalmente anziani). O si riunivano in gruppi. Trovarsi a dover supportare l’arrivo di familiari in una situazione di questo genere non è semplicissimo”.

L’Italia si è messa a disposizione con forza: “Viaggiamo alla media di circa 100-1500 persone al giorno e i dati del viminale ci dicono che siamo arrivati a superare le 70.000 persone. Sono molto contenta di aver visto la grande partecipazione emotiva di tutto il popolo italiano. Ma sono preoccupata per il medio-lungo periodo e l’impatto sugli altri rifugiati. Non è che la guerra in Ucraina abbia bloccato gli altri sbarchi nel nostro Paese. Dobbiamo stare attenti a non fare discriminazioni tra profughi di serie A e B. Noi non ci eravamo mai trovati elle condizioni di gestire un flusso così veloce, alto e immediato. Non ci manca l’esperienza, ma speriamo che vada tutto per il meglio”.

 

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Paolo Colantoni