Roma, un vero e proprio “pasticcio” quello che si è verificato al ‘San Camillo Forlanini’ dove era stato emanato un bando per il ruolo di direttore dell’area comunicazione. Tra i requisiti, però, mancava qualcosa…
Ci troviamo a Roma, precisamente all’azienda ospedaliera ‘San Camillo Forlanini‘ dove si è verificato un vero e proprio guaio. Il nosocomio aveva aperto un bando visto che era alla ricerca di un capo ufficio stampa non giornalista. Insomma, un direttore dell’area comunicazione. Fino a qui tutto normale, se non fosse stato per il fatto che proprio questo concorso è stato prima sospeso e completamente rinviato della prima ed unica prova.
A quanto pare lo stesso ospedale non avrebbe inserito, tra i requisiti necessari per l’ammissione l’iscrizione all’albo dei giornalisti. I candidati che si erano presentati erano dodici, quelli che sono stati ammessi erano nove.
Tra questi nove solamente uno non aveva il titolo di giornalista. Chi? Il social media manager dell’assessore alla Sanita del Lazio, Alessio D’Amato. Nel mese di febbraio il nosocomio aveva emanato l’annuncio: lavorare con loro e per loro per i prossimi cinque anni, a tempo determinato. Ai candidati è stata richiesta una laurea magistrale o specialistica, oppure una comprovata esperienza professionale in comunicazione presso l’amministrazione pubblica (da almeno cinque anni).
Tutto, ma non la qualifica di giornalista. In merito a ciò la commissione esaminatrice avrebbe assegnato 60 punti per la qualità del colloquio e 40 per i titoli (suddivisi in: 10 per carriera, 12 per accademici e studio, 4 pubblicazioni e 14 per cv formativo e professionale).
La commissione non si è mai riunita, nonostante i nove candidati che erano stati ammessi si siano presentati a partecipare al colloquio per poi ricevere la disdetta. Poi un messaggio dove si annunciava che la prova che si sarebbe dovuta disputare nella giornata di ieri (lunedì 28 marzo, ndr) è stata rinviata a data da destinarsi.
La sospensione ufficiale è arrivata grazie all’intervento dell’Associazione Stampa romana che, con una nota, ha spiegato: “Nel bando abbiamo riscontrato mansioni di responsabilità proprie della professione giornalistica. A nostro avviso sono funzioni che appartengono solamente ai giornalisti e ci sorprende che tra i requisiti previsti non ci sia ‘iscrizione all’albo dei professionisti e dei pubblicisti. Chiediamo al San Camillo di ritirare il bando“. Detto, fatto.