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Cronaca

Scuole cattoliche: il Vaticano mette in guardia Chiesa tedesca e Ddl Zan

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Francesco Gnagni

Le scuole cattoliche, nell’assumere insegnanti o altro personale, sono chiamate a tenere conto dell’identità peculiare di questi istituti. Chi non la rispetta, indica il Vaticano con una Istruzione sulle scuole cattoliche, rischia il licenziamento.

(Ansa)

Si tratta di un vero e proprio “giro di vite” sulle scuole cattoliche, sulle loro regole interne e sul reclutamento degli insegnanti e del personale scolastico, quello messo in atto dalla Santa Sede con una apposita Istruzione diffusa in giornata. Non che sia una novità, perché da sempre nelle scuole cattoliche è richiesto di conformarsi alla morale della Chiesa. Tuttavia, è certo che in molte di queste strutture anno dopo anno possa avere fatto capolino un certo “lassismo” morale che rischia di screditare tanto queste istituzioni quanto ciò che rappresentano.

Quello che il Vaticano ha tenuto a ribadire è che dai docenti cattolici coerenza e conformità alla linea dettata dai principi cristiani, e un comportamento e uno stile di vita compatibili con il magistero della Chiesa. Un tema particolarmente scottante, ad esempio, in Germania, dove soltanto alcune settimane fa un centinaio di dipendenti della Chiesa sono apparsi sulla televisione pubblica per fare un “coming out” e chiedere di essere accettati per la loro omosessualità. L’argomento, che la Chiesa tedesca usa per cambiare le proprie regole interne con un sinodo nazionale ad hoc, è di quelli fortemente divisivi, e da Roma su questo argomento non era finora mai arrivata nessuna risposta diretta.

A chi è implicitamente indirizzato il documento vaticano

Risposta che tuttavia potrebbe essere letta in maniera implicita in questa ultima Istruzione, che mette un punto su un tema che, in quel caso, potrebbe continuare a fare discutere, allontanando ancora più le parti, in un confronto che alcuni commentatori hanno visto più volte correre sul crinale di un vero e proprio “scisma” tedesco. Regole generali, senza entrare nel particolare, ma che uniformano tutte le realtà educative cattoliche, di qualsiasi ordine e grado, presenti nel mondo.

Riportando così al centro il tema dell’identità cattolica, che altrimenti in molti istituti rischia di diventare quasi secondaria o “annacquata” a seconda del diverso contesto geografico e sociale. “Le scuole cattoliche hanno una dimensione peculiare, e quindi non è accettata una interpretazione riduttiva della loro specificità, a partire dalla scelta dei docenti e dalla natura del loro insegnamento e della loro condotta”, è uno dei passaggi salienti dell’Istruzione della Congregazione per l’Educazione diramata dalla Santa Sede, intitolata proprio “L’identità della Scuola Cattolica per una cultura del dialogo”.

Parte centrale del documento è riservata al ruolo degli insegnanti, chiamati a “distinguersi per una retta dottrina e per probità di vita nella formazione delle giovani generazioni”. Nel caso in cui non sia così, la Santa Sede è categorica. “Qualora la persona assunta non si attenga alle condizioni della scuola cattolica e della sua appartenenza alla comunità ecclesiale, la scuola prenda le misure appropriate. Può essere disposta anche la dimissione, tenendo conto di tutte le circostanze del singolo caso”.

Tutto questo perché “la cattolicità non si può attribuire solo ad alcuni ambiti o ad alcune persone, come ai momenti liturgici, spirituali, sociali oppure alla funzione del cappellano scolastico, degli insegnanti di religione o del direttore della scuola. Ciò contraddirebbe la responsabilità della comunità scolastica nel suo insieme e di ogni suo membro”. Ad esempio, nei “casi in cui le leggi statali impongono scelte in contrasto con la libertà religiosa e la stessa identità cattolica di una scuola”. In questo caso, il messaggio ai fautori del Ddl Zan o dei promotori dell’insegnamento sul “gender” nelle scuole è implicito ma chiaro. Di fronte a questo, però, “la possibilità del licenziamento”, nonostante “sia l’ultima opzione”, “va legittimamente presa dopo il fallimento di tutti gli altri tentativi di risoluzione”.

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