Come orientarsi nella giungla della disinformazione. L’analisi dell’Ipsos sugli italiani e le indicazioni degli esperti
Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Ipsos per l’Italian Digital Media Observatory, il 73% degli italiani è convinto di essere in grado di riconoscere le fake news, ma solo il 35% è convinto che gli altri siano capaci di capire se una notizia sia vera o falsa. Sono più frequenti tra i giovani e i più scolarizzati le attività di verifica delle informazioni: il 61% controlla autori e link, il 56% fa comparazioni con altri siti e il 38% si preoccupa dell’aggiornamento della fonte. Complessivamente, il 90% degli italiani dichiara di fare almeno un’attività di controllo davanti a un’informazione online.
Centrale il tema del grado di affidabilità della notizia, un elemento che per il 60% degli italiani cresce proporzionalmente al livello della sua condivisione. Più una notizia è condivisa e ripresa da fonti di informazione, più è vera e affidabile. Crescente il ruolo dei factchecker e dei debunker, figure affermatesi negli ultimi anni e che si occupano di verificare le informazioni e smascherare le bufale. Profili apprezzati ma anche criticati, perché spesso accusati di avere una chiara connotazione politica.
Ma come ci si orienta nella giungla delle fake news? Bisogna innanzi tutto dire che la diffusione di notizie false non nasce oggi o con l’avvento del web e dei social: è un fenomeno sempre esistito e la storia dell’uomo lo dimostra. Basti pensare alla celebre Donazione di Costantino, il falso editto del primo imperatore cristiano creato ad arte e utilizzato per secoli per avvalorare il potere temporale dei Papi. Oggi la società digitale, e la connessa cancellazione della disintermediazione operata dai sociali, ha amplificato il fenomeno e i rischi di finire nella trappola della disinformazione aumentano. Dunque, come difendersi?
Il fenomeno delle fake news si intreccia con la libertà di espressione, diritto costituzionalmente riconosciuto e sancito anche da fonti nazionali e sovranazionali. Ineludibile anche la necessità di trovare un equilibrio tra la libertà di stampa, il diritto di cronaca e la necessità di evitare conseguenze negative dalla diffusione di notizie errate, soprattutto in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso. Come riporta il portale giuridico Altalex, diversi Paesi europei e la UE si sono mossi per affrontare il problema delle notizie false. Berlino ha approvato una legge contro le fake news con multe che possono arrivare fino a 50 mila euro, mentre la Commissione europea ha varato un codice per contrastare la diffusione di fake news sulla pandemia da Covid-19. Uno scenario complesso nel quale, come sottolineano gli esperti di Altalex, “la vera difesa contro la disinformazione finisce per essere affidata prevalentemente al singolo utente”.
Quali sono dunque gli accorgimenti da adottare? Il primo è fare particolare attenzione all’autorevolezza dei siti che si stanno consultando. Il secondo accorgimento è esaminare il contenuto delle notizie con spirito critico. L’altro criterio è diffidare dal fenomeno del clickbaiting, articoli con titoli allarmistici scritti ad arte solo per spingere il lettore a cliccare e a generare traffico. Un’altra accortezza è l’attenzione alla qualità dei contenuti: la notizia falsa si può spesso riconoscere dagli aspetti più visibili, come una foto di pessima qualità o testi scorretti. Un po’ lo stesso meccanismo per evitare di cadere in un tentativo di phishing via e-mail, quando è l’estetica del messaggio il primo indicatore del tentato inganno. Insomma, buone pratiche per discernere l’informazione di qualità da quella più scadente e combattere i pericoli della disinformazione.