L’interrogativo che emerge da queste drammatiche settimane di conflitto non riguarda solo quanto finirà, ma anche che cosa significhi. Quali siano cioè i risvolti per una comunità, quella europea, destinata a riflettere anche sul senso di essere occidentale.
Intervistato dal quotidiano La Repubblica, lo scrittore basco Fernando Aramuru ha osservato il terrore scoppiato nel cuore dell’Europa da una prospettiva tutta originale, su cui non ci si è di certo soffermati finora. Già in passato lo scrittore aveva denunciato l’odio crescente durante gli anni bui dei Paesi Baschi, quelli del terrorismo dell’Eta, l’organizzazione armata terroristica basco-nazionalista indipendentista con una fazione marxiste-leniniste il cui scopo era l’indipendenza del popolo basco, che per quattro decadi ha infestato l’area spagnola.
Da allora però Aramuru non ha mai smesso di difendere l’identità europea come, a suo avviso, unica soluzione al male della deriva nel Vecchio continente. Già nel suo recente libro “Il rumore di quest’epoca”, edito da Guanda, aveva paventato il rischio della tenuta delle democrazie europee. Minacciata da altri modelli politici, come quello propugnato dal presidente russo Putin.
Per lo scrittore, però, non si tratta di “un conflitto tra ideologie, ma piuttosto l’ambizione di allargare il territorio con la forza a spese del vicino e realizzare così il sogno della Grande Russia”. Così la domanda vira inevitabilmente verso il senso dell’Occidente, il suo significato storico e politico.
“Cos’è l’Occidente? Tutto tranne Russia, Cina e mondo arabo? Non ci sono diversi gradi di responsabilità tra alcuni cosiddetti Paesi occidentali e altri?”, chiede provocatoriamente durante l’intervista. Alcuni, “diciamo pure gli Stati Uniti, hanno una presenza egemonica sul pianeta”, continua Aramburu. Secondo cui, però, “cercare la colpa lontano dalle città bombardate” è un esercizio inutile e sbagliato.
Il rischio, però, è che l’Europa diventi “il parco giochi delle superpotenze”. Che non abbia cioè alcun futuro, almeno in linea con quanto lontanamente avevano immaginato i padri fondatori europei. “In effetti, lo è già”, risponde polemico lo scrittore. “L’Europa è uno spazio di civiltà che alcuni possono confondere con una somma di società deboli, e possono avere ragione”.