Il famoso conduttore di La 7 della trasmissione Non è L’Arena se l’è vista brutta vicino a Odessa dove domenica sarà di nuovo in diretta
Conduttore d’assalto. Il giornalista di La 7 Massimo Giletti ritorna in Ucraina, domenica sera sarà di nuovo in diretta da Odessa per Non è L’Arena, ma rispetto all’altra volta le cose sono andate in maniera un po’ diversa, almeno per l’arrivo nei pressi della città. A raccontarlo, quasi in diretta, è lo stesso Massimo Giletti. L’avevamo disturbato per parlare della sfida tra Inter e Juve, il derby d’Italia, visto che lui è un acceso tifoso bianconero, ma prima di parlare della gara, ci racconta quanto è successo direttamente al check-point: “Per la prima volta in vita mia aspetto questa partita tra Inter e Juve in maniera un po’ distaccata, sono qui in Ucraina, siamo arrivati da poco e non è stata una giornata tranquilla…”
Il noto conduttore televisivo ci racconta quanto è capitato e soprattutto come è riuscito a cavarsela: “Mi dispiace, non so nemmeno se riuscirò a seguirla la partita anzi sarà in diretta e sicuramente non la vedrò, ma ci sono altre cose più importanti e seguire la guerra non è proprio facile, anche perché non è semplice nemmeno muoversi“. Giletti aveva parlato anche con “Calciotoday” della sfida di campionato che ci sarà tra Juventus e Inter “E’ la classica gara che aspetti tutto l’anno“
“Ci sono stati – ha raccontato Giletti – ad esempio, un po’ di problemi al check point, ci hanno chiesto molti documenti e li capiamo, anche perché la situazione continua ad essere molto tesa. Il comandante del check point è stato molto duro, loro sono diffidenti, ci sono sabotatori russi in giro e loro sono in tensione, per fortuna ho fatto vedere un messaggio che mi aveva mandato Shevchenko sul telefonino ed è stata una salvata, perché il comandante del Check-point a quel punto si è rilassato e ha cominciato a chiamarmi Massimo di continuo”.
Tutto bene quel che finisce bene per Massimo Giletti che domenica sera tornerà in diretta su La 7 con Non è L’Arena direttamente da Odessa: “Meno male, appena posso lo chiamerò Sheva, perché loro, prima che gli facessi vedere quel messaggio non erano proprio concilianti, non so se ci avessero scambiato per sabotatori, ma alla fine è andata tutto bene, questo quello che conta”