Le linee guida dell’Oms sull’aborto scatenano la reazione delle organizzazioni pro-vita. L’accusa: Oms piegata alle lobby abortiste e al transgenderismo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida sull’aborto. Il documento, dal titolo “Abortion care guideline” e composto da 210 pagine, sta facendo discutere ed è oggetto delle critiche del mondo pro-life. La principale accusa rivolta all’organizzazione internazionale con sede a Ginevra è di voler fare pressione sugli Stati aderenti affinché sia cancellato ogni ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza, spingendosi fino all’aborto alla nascita. Notizie.com ha intervistato in esclusiva Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia.
Il rischio di cancellare ogni “limite gestazionale”
L’Oms chiede agli Stati di rimuovere ogni barriera regolatoria, politica e programmatica all’aborto, compresi i “limiti gestazionali”. Cosa vuol dire? “Con le linee guida per l’aborto l’OMS sta di fatto invitando gli Stati ad abrogare tutte quelli leggi che fissano dei limiti entro i quali poter eseguire l’interruzione di gravidanza. L’obiettivo folle quindi è quello di poter far abortire le donne fino al nono mese di gravidanza, anzi addirittura fino al momento prima del parto. Spaventano ancor di più le motivazioni portate avanti dall’OMS, che ha infatti dichiarato come i limiti posti all’aborto siano incompatibili con il rispetto dei diritti umani”.
L’accusa: Oms “piegata alle lobby abortiste”
Nelle linee guida si fa spesso riferimento a “donne, ragazze e altre persone incinte”. Perché? “Perché l’Oms si è piegata non solo alle pressioni delle lobby abortiste, ma in generale al progressismo e in particolare a quello Lgbt, che nega ogni fondamento medico e scientifico in tema di sessualità. Parlare solo di donne, anzi, parlare solo di donne in età fertile, quindi affermare la verità biologica, sarebbe stato uno sgarro per le istanze arcobaleno. Hanno voluto quindi specificare donne di qualsiasi età e qualsiasi tipo di persona, anche i transgender, che secondo loro “potrebbero” rimanere incinte. Un modo neanche troppo velato di spalancare le porte al transgenderismo e ad altre tematiche tanto care a chi si occupa di “pianificazione familiare”. Pensiamo alla fecondazione assistita e all’utero in affitto”.
L’appello di Provita al Governo: tuteli i piccoli nel grembo
Il ministro della Salute Roberto Speranza (Getty Images)
Cosa può succedere ora in Italia? Il Governo può opporsi? “Per fortuna sì. Quanto affermato dall’Oms non è per nulla vincolante e come sappiamo soprattutto in materia sanitaria l’iniziativa e le decisioni legislative spettano agli Stati membri. Il Governo non solo può ma deve opporsi e prendere le distanze da queste linee guida. Ha il dovere di farlo per il ruolo fondamentale assegnato dalla Costituzione alla Repubblica: tutelare i cittadini e la loro salute, dunque stare dalla parte delle donne, delle madri e soprattutto dei più piccoli nel grembo materno”.