Agricoltura, il senatore Luca De Carlo ha raccontato della crisi che sta mettendo in ginocchio gli allevatori di suini e non solo. Basti pensare che una attività su quattro sta andando in enorme difficoltà
Il quotidiano ‘Libero‘ ha riportato alcune parole che ha rilasciato il senatore di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo. Quest’ultimo è il responsabile agricoltura del suo partito. Ha voluto lanciare un vero e proprio allarme per quanto riguarda la filiera dei suini che verserebbe in enormi difficoltà. Ovviamente l’argomento è sempre lo stesso da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina: l’aumento nei costi dell’energia e dei mangimi. A quanto pare agli allevatori stanno riconoscendo un aumento di 5 centesimi al chilo per i capi che consegnano. La carne che viene rivenduta all’industria ha avuto un aumento di 50 centesimi al chilo. Un’attività su quattro è in difficoltà.
Di conseguenza i salumifici “sono costretti a scaricare sui prezzi al consumo questi aumenti. La grande distribuzione, però, non è disponibile a riconoscere loro gli aumenti“. Ad avere la peggio in tutta questa situazione, però, è quella che sta all’origine. Lo stesso De Carlo ha voluto fare un esempio in merito: “Nell’undicesima settimana dell’anno c’è stato un aumento di 50 centesimi al chilo sulle spalle di suino e di 41 centesimi sui pancettoni. In tutto questo un aumento per gli allevatori non c’è. Hanno preso solamente 5 centesimi in più al kg“. Insomma, un bel problema per questo settore.
Secondo quanto riportano i dati del Crea (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), il valore aggiunto ed il reddito netto si sono abbassati dell’80%. “Un quarto delle aziende del settore ha un reddito negativo mentre era al 7% prima della crisi che ha colpito il sistema produttivo“. I problemi, però, non sono finiti qui visto che dopo la comparsa della peste suina due grandi importatori stranieri come il Canada e la Cina hanno deciso di bloccare l’import.
In conclusione De Carlo ha voluto aggiungere: “Se la congiuntura sfavorevole si protrarrà, gli allevatori fermeranno l’acquisto dei capi da ingrassare e rivendere. Con questi tipi di risultati verrebbe a mancare la sicurezza degli approvvigionamenti di materia prima e ci potremmo sognare di confermare i 50 miliardi di export agroalimentare“.