Giuseppe De Donno aveva ragione sul plasma iperimmune. Uno studio americano conferma le idee dell’ex primario dell’ospedale di Mantova. Ecco cosa dice la ricerca pubblicata sul ‘The New England Journal of Medicine (Nejm)’.
Sul plasma iperimmune aveva ragione De Donno. A dirlo, come riferito da La Verità, è uno studio americano pubblicato qualche giorno fa sul The New England Journal of Medicine (Nejm).
La ricerca ha evidenziato come “nei pazienti non vaccinati la somministrazione di plasma convalescente entro 9 giorni dall’insorgenza dei sintomi riduce il rischio di un aggravamento della malattia e, di conseguenza, un ricovero in ospedale“. Inoltre, questa cura può essere conveniente dal punto di vista economico rispetto ai monoclonali visto che “è meno costosa perché molti singoli donatori possono fornire più unità e soprattutto non ha limiti di brevetto“.
Uno studio che conferma, quindi, tutte le ipotesi avanzate da De Donno ad inizio pandemia e smentisce quanto ipotizzato da Aifa e Iss. Entrambe, infatti, non evidenziarono un beneficio del plasma nei primi trenta giorni. Un report che ha portato il nostro Governo a mettere da parte questa ipotesi.
Cosa diceva Giuseppe De Donno
Il primo a spingere per un uso del plasma iperimmune è stato Giuseppe De Donno. L’ex primario dell’ospedale di Mantova, morto lo scorso 28 luglio, ha sempre confermato che utilizzare questa cura consentiva di ridurre il rischio di una malattia grave e, di conseguenza, di un ricovero.
“La terapia con il plasma costa poco – le parole del medico rilasciate proprio in un’intervista a La Verità nel luglio 2020 e riportata da secoloditalia.it – funziona benissimo e non fa miliardi. E io sono un medico di campagna, non azionista di Big Pharma“. Parole che hanno fatto discutere per diverso tempo e aperto un dibattito nel nostro Paese.
Il report dell’Aifa e dell’Iss hanno portato il Governo a non seguire la strada del plasma iperimmune. Una decisione che, secondo quanto riferito da questo studio americano, si è rivelata sbagliata. E questa ipotesi avanzata dalla ricerca statunitense in futuro potrebbe avere altre conferme.