Papa Francesco è sbarcato a Malta per il suo ultimo Viaggio Apostolico e da lì ha toccato ancora una volta il tema della guerra in Ucraina e non solo.
“Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano. Ma il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti”. Si tratta di uno dei passaggi più significativi del primo discorso di Papa Francesco dopo il suo arrivo a Malta, alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico, nella “Grand Council Chamber” del Palazzo del Gran Maestro, a La Valletta.
Mentre “ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà“, ha proseguito Francesco, invitando a fare in modo che “ora, nella notte della guerra che è calata sull’umanità, per favore non facciamo svanire il sogno della pace”. Nel suo intervento, pronunciato in occasione del trentaseiesimo viaggio apostolico che si svolge nell’isola mediterranea, Francesco ha richiamato simbolicamente l’immagine della rosa dei venti. Dove il nord, per il Papa, richiama l’Europa, l’ovest gli stili di vita occidentali, il sud la questione migratoria, l’est i venti di guerra.
In tutto ciò, per Bergoglio Malta può ispirarci perché “è urgente ridare bellezza al volto dell’uomo, sfigurato dalla guerra”. “La pace genera benessere e la guerra solo povertà”, e “la tenerezza delle madri, che danno al mondo la vita, e la presenza delle donne sono l’alternativa vera alla logica scellerata del potere, che porta alla guerra”, ha commentato Francesco. “Di compassione e di cura abbiamo bisogno, non di visioni ideologiche e di populismi, che si nutrono di parole d’odio e non hanno a cuore la vita concreta del popolo, della gente comune”.
Il Pontefice ha poi riportato alla memoria le parole di Giorgio La Pira, sessant’anni fa in “un mondo minacciato dalla distruzione”, che disse: “La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi“.
“Sono parole attuali”, ha commentato Francesco: “quanto ci serve una misura umana davanti all’aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una guerra fredda allargata che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni! Quell’infantilismo” purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell’autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell’aggressività diffusa, nell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri”.
“Oggi è tanto difficile pensare con la logica della pace”, ha affermato ancora il Pontefice. “Ci siamo abituati a pensare con la logica della guerra. Da qui comincia a soffiare il vento gelido della guerra, che anche stavolta è stato alimentato negli anni. Sì, la guerra si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi. Ed è triste vedere come l’entusiasmo per la pace, sorto dopo la seconda guerra mondiale, si sia negli ultimi decenni affievolito, così come il cammino della comunità internazionale, con pochi potenti che vanno avanti per conto proprio, alla ricerca di spazi e zone d’influenza. E così non solo la pace, ma tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alle disuguaglianze sono state di fatto derubricate dalle principali agende politiche”.
“Aiutiamoci ad ascoltare la sete di pace della gente, lavoriamo per porre le basi di un dialogo sempre più allargato, ritorniamo a riunirci in conferenze internazionali per la pace, dove sia centrale il tema del disarmo, con lo sguardo rivolto alle generazioni che verranno! E gli ingenti fondi che continuano a essere destinati agli armamenti siano convertiti allo sviluppo, alla salute e alla nutrizione”, ha concluso il Santo Padre rivolgendo un ultimo pensiero al Medio Oriente e la “convivialità delle differenze” di cui si fa rappresentante l’isola di Malta. “Di questo ha bisogno il Medio Oriente: il Libano, la Siria, lo Yemen e altri contesti dilaniati da problemi e violenza. Malta, cuore del Mediterraneo, continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio, il cui nome è pace”.