The Phenom ha ricevuto l’ovazione del pubblico e di tutti gli altri wrestler. Commozione massima: “Ho sacrificato per 30 anni la mia vita privata per identificare il mio personaggio. Non accontentatevi mai!”. Poi l’apertura al momento del saluto finale…
The Undertaker è stato introdotto nella WWE Hall of Fame, Class 2022. L’American Airlines Center di Dallas (Texas), stadio utilizzato dai Dallas Mavericks in NBA, gli ha riservato un’ovazione pazzesca. Standing ovation per The Deadman, pronto a ricordare i momenti indelebili della sua carriera e a svelare i segreti dietro al suo personaggio. Vince McMahon, WWE Chairman & CEO, ha ribadito la straordinarietà di The Phenom, in grado di vincere 23 match su 25 a WrestleMania.
Nella WWE Hall of Fame, insieme a The Undertaker, sono state introdotte altre leggende: da Vader a Queen Sharmell, passando per The Steiner Brothers (senza dimenticare il Warrior Award consegnato alla famiglia di Shad Gaspard, scomparso tragicamente nel 2020 per salvare il figlio dall’annegamento). Una serata magica che come ogni anno è stata l’antipasto di WrestleMania 38 che si svolgerà invece all’AT&T Stadium di Arlington (Texas).
La puntata settimanale di Smackdown ha preceduto l’ingresso nella Hall of Fame. Gli americani, il piatto forte, l’hanno tenuto alla fine di un appuntamento complessivo durato quasi 5 ore. Suonano le campane a morto, si spengono le luci, ecco The Undertaker che fa il suo ingresso passando tra due schiere di sedie dove trovano posto i wrestler più importanti del presente e del passato. Tutti in piedi: non solo loro, naturalmente anche tutto il pubblico. Standing ovation collettiva. Impressionante quello che succede nei 6 minuti successivi: The Phenom sale sul ring, ma non riesce a parlare dalla commozione e soprattutto per “colpa” dei fan impazziti. Cori e applausi ripetuti, urlano il suo nome, gridano “you deserve it!” (“lo meriti”). Impossibile separare il suo personaggio dalla vita privata, è ciò che racconta appena prende il microfono in mano e riesce a superare l’impasse. Doveva essere il “becchino” anche nella realtà per non rovinare l’aura di morte e mistero. Ha sacrificato la famiglia e la vita privata, non poteva farsi vedere in giro in altre vesti a differenza dei colleghi wrestler. Interviste? Quasi nulle. Selfie e autografi men che meno.
Si è sfogato ieri sera in un lungo e sentito discorso: “Non accontentatevi mai!”, ha detto raccontando i suoi inizi, “ostacolati” dai genitori che l’avrebbero visto maggiormente sul parquet di un campo da basket. “Negli ultimi 30 anni – ha proseguito – la mia identità è stata ‘Undertaker.’ The Phenom, The Deadman, the American Badass e the Taker of souls. Ora invece vi porterò dietro il sipario e vi farò incontrare Mark Calaway, l’uomo che c’è dietro il cappello nero…”. Ringraziamenti a McMahon (che l’aveva definito “la superstar più venerata nella storia della WWE”) e poi al pubblico, il vero motore: “Tutti voi siete stati la mia motivazione più grande. Ora che sono entrato nella WWE Hall of Fame, potete stare certi che riposerò… in… pace!”. La chiusura? È un’apertura che mette i brividi. The Undertaker indossa per l’ultima volta (forse) il cappotto e il cappello: “Mai dire mai…”. Campane a festa nella testa dei presenti.