Si va verso un nuovo Afghanistan in Ucraina? L’indiscrezione che getta ombre sulla Casa Bianca e fa sprofondare nell’angoscia il popolo europeo.
L’Occidente sogna l’annientamento di Putin. È questa la tesi che Francesco Borgonovo mette in risalto sul quotidiano La Verità, portando ad esempio le parole del filosofo francese Bernard Henri Lévy sul quotidiano La Repubblica, in cui si auspica e mette al centro un solo principio: la ritirata di Putin e la vittoria dell’Ucraina. Il pensatore francese infatti sostiene che Putin rappresenterebbe una minaccia non solo per gli stati limitrofi come l’Ucraina ma per il mondo intero. E che per questo Europa e Stati Uniti dovrebbero continuare ad armare gli ucraini per la loro resistenza.
Appelli che tuttavia, commenta Borgonovo, non sono nuovi per il filosofo francese, che a suo dire “si esalta quando ode i caccia sbriciolare il muro del suono, s’infiamma sentendo il calpestio degli anfibi militari sul terreno”. A tal proposito, Borgonovo evoca infatti dapprima l’intervento armato contro Gheddafi in Libia, promosso in nome della libertà e della democrazia.
Un’intervento, l’ennesimo purtroppo in mondo che si dice civilizzato ma che usa ancora la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, che però ha però portato alle conseguenze drammatiche che ancora oggi si stanno pagando, dalla destabilizzazione del Paese alla crisi dei migranti. E con una perdita senza dubbio radicale di sicurezza, senza contare il drammatico numero di morti che hanno fatto seguito e contorno all’uccisione del dittatore libico.
Oggi mercenari e terroristi si combattono ogni giorno in Libia cercando di spartirsi il territorio. Di certo non una grande prospettiva per il futuro dell’Ucraina, qualora dovesse succedere lo stesso. Borgonovo annovera così, per le sue esternazioni, Lévy tra “i bideli che si prendono la briga di ribadire a noi poveri studenti gli ordini del preside”. Vale a dire di Joe Biden.
Tuttavia, pare che all’orizzonte un accordo di pace non sia presente non solo sulla bocca di Putin, ma nemmeno su quella di Zelensky, che al contrario sullEconomist si dice pronto a lottare “fino all’ultimo ucraino”. Dietro tutto questo, però, secondo l’analista Dario Fabbri “a Washington si è diffusa l’idea di profittare del momento”. Tanto che lo scenario evocato da Hillary Clinton sarebbe nientemeno che quello di un “nuovo Afghanistan”. Di certo, non una prospettiva incoraggiante. Meglio ascoltare i numerosi appelli di Papa Francesco alla pace. Che proprio ieri, a Malta, ha tuonato ancora: “la gente ha sete di pace, non dell’aggressività infantile di qualche potente”.