Dove nasce la violenza del regime russo e come è arrivata a dispiegarsi in maniera così drammatica con lo scoppio della guerra ucraina?
Una domanda la cui risposta è di certo non poco districata, ma a cui ha provato a darla lo scrittore Giuliano da Empoli, che in un romanzo fantapolitico ha tratteggiato la figura di Vladislav Surkov, il “mago del Cremlino”, l’uomo che ha aiutato lo zar Putin a trasformare il Paese in una “distopia”.
Surkov è stato consigliere ufficiale di Putin proprio sull’Ucraina, dopo avere contribuito a portare lo stesso al potere. Un anno fa ha deciso il suo passo indietro, ma non per questo la sua personalità è sfuggita all’occhio dello scrittore che ha deciso di dedicargli un romanzo, in cui Surkov diventa Vadim Baranov.
Un racconto in cui “i fatti sono reali, i dialoghi e la vita privati immaginati“, spiega l’autore al Corsera, e dove dal teatro alla politica si passa alla violenza del regime russo, che fa il paio con l’austerità dei palazzi del Cremlino, per lo scrittore luogo di una vera e propria “realtà parallela” propagandata al popolo russo.
L’autore, saggista e scrittore quarantanovenne che insegna a Sciences Po a Parigi, ex consigliere politico di Matteo Renzi, aveva finito di scrivere il libro oltre un anno fa. Ma oggi, momento dell’uscita in Francia, sembra entrare nelle vicende dell’attualità in maniera più energica che mai.
Il protagonista del libro, invece, si muove tra i grigi e algidi funzionari del Cremlino conservando però a casa propria il suo animo anarchico, di drammaturgo, romanziere, autore di testi rock e amante della musica rap. È la vita di Surkov, più che di Baranov, il cui ruolo nella costruzione della figura di Putin è stato a dir poco centrale.
L’approccio usato, per l’autore, è quello del teatro d’avanguardia, capace di creare letteralmente la realtà. Una realtà, quella russa di Putin, che passa per diversi modelli di società capaci di alternarsi l’uno con l’altro nel giro di pochi decenni. Dal comunismo al capitalismo selvaggio fino all’attuale nazionalismo valoriale, nell’obiettivo della ricostruzione della Grande Russia.
Il tema più drammatico, però, è quello della violenza di cui secondo lo scrittore Putin si servirebbe per mantenere il suo controllo sulla società russa, e per salire nei consensi. “Con cadenza regolare, Putin ha bisogno di sfogare all’esterno la violenza che cova nella società russa e sulla quale lui ha costruito il suo regime”, afferma da Empoli nell’intervista al Corriere della Sera.
“Nel mio libro immagino un dialogo notturno nel quale Putin ragiona sulla perdurante popolarità di Stalin tra i russi”, conclude lo scrittore. “Gli occidentali pensano che sia perché i russi hanno dimenticato delle purghe, dice, ma è vero il contrario. Stalin resta popolare proprio a causa dei massacri: lui sì che sapeva come si trattano i nemici del popolo”.