Una chiacchierata con Stefano Bencompagnato, roveretano, cabarettista, imitatore, presentatore e showman, che da anni calca i palchi teatrali… (E non solo!), divertendo grandi e piccoli. Ilaria Solazzo lo ha intervistato per noi
«Far piangere è meno difficile che far ridere» diceva il grande attore napoletano Peppino De Filippo, ed aveva ragione… toccare i sentimenti delle persone può risultare semplice e banale, basta qualche frase sdolcinata, un’immagine tenera o la sofferenza gratuita che troppo spesso si vede in televisione. Far ridere, invece, è difficilissimo, provate ad immaginare un attore sul palco che tenta in tutti i modi di divertire e non ci riesce: l’imbarazzo del pubblico, il gelo in sala, la noia che riempie l’atmosfera. L’arte della risata è sottile e deve essere misurata nel minimo dettaglio; tempi, ritmo, un bilanciamento perfetto tra serio e faceto, tra battuta e verità profonda, ci vuole presenza scenica, intelligenza ed un pizzico di irriverenza. Tutte caratteristiche che non mancano ad un volto famoso qual è Stefano Bencompagnato che da anni calca i palchi televisivi e teatrali divertendo grandi e piccoli: uno showman da Oscar. Un uomo pieno di progetti, dalla lunga carriera. Il suo lungo percorso è iniziato come conduttore comico per alcune radio locali, a cui poi sono seguite le televisioni regionali, ideando e conducendo programmi televisivi sempre sul filone comico. Bencompagnato ha partecipato con successo a molte trasmissioni del piccolo schermo italiano: in qualità d’imitatore su canale 5 a «Sotto chi tocca» e «La sai l’ultima?», poi a «Comici» su Italia 1, a «Portami al mare… una canzone per te» su Rai 2, e tante altre. Inoltre ha in repertorio più di 80 voci imitate, una delle abilità più complesse e affascinanti che un comico può sviluppare, ha creato tanti personaggi comici come l’intervistatore pazzo, il presentatore che non sapeva parlare, Teodoro Liberato e l’assistente di studio raccomandato. Dopo la tv è arrivato il teatro con lo spettacolo di cabaret, che ha portato in giro per l’Italia dal titolo «Poche idee… ma confuse» replicato per ben due anni nei teatri e nelle piazze.
Al debutto sono poi seguiti altri spettacoli di cabaret e ancora tanta televisione, con il ritorno a «La sai l’ultima?» nel 2008 oppure nel 2009 il debutto nel mondo del cinema nella pellicola di Marco Bellocchio «Vincere» con Giovanna Mezzogiorno, che è stato presentato al festival del cinema di Cannes.
Stefano, quando è esploso il tuo talento?
“Il talento si affina, mentre l’attitudine inizia precocemente, fin da bambino mi cimentavo in imitazioni, break dance etc… mi davo da fare insomma”.
Televisione, teatro, radio, quale di questi ti da più emozioni?
“La cosa che mi emoziona di più è il contatto diretto con il pubblico… se poi si associa anche la visibilità delle televisione ben venga”!
Quali sono i tuoi pregi e i tuoi difetti?
STEFANO – “Mi scrivono dei telespettatori dicendo che porto gioia. Questo è il complimento più bello che possano farmi. Ho tanti difetti… preferisco non svelarli”.
Nella tua carriera artistica hai conosciuto molti vip, ne ricordi uno in particolare?
“Questa professione mi ha permesso di conoscere tantissime figure del mondo dello spettacolo. Tra le tante ricordo in particolare un’intervista alla cantante Ivana Spagna, una donna dolcissima che ha saputo conquistarmi solo con un suo sguardo… E l’incontro commovente con Albano il quale mi ha fin da subito trattato come fossi un suo vecchio amico”.
Cosa consiglieresti ad un/a ragazza/o che vuole intraprendere la tua professione?
“Intanto di capire se è veramente quello che vuole fare. Sicuramente importanti in questo mestiere sono: la gavetta, gioire delle piccole conquiste e costruirsi mattone su mattone. Non serve la raccomandazione; occorre, invece, lavorare sempre con impegno e onestà, perché da un lavoro ben fatto ne segue un altro sempre migliore. Non è importante l’obiettivo, ma il modo con cui lo si persegue”.
In tempi di crisi trovi che la voglia di far ridere sia ancora presente nelle persone oppure pensi che stia diminuendo?
“Oggi più che mai la gente sente il bisogno di svagarsi, di staccare la spina, ha bisogno di ridere. Per questo nel mio vasto repertorio non mancano mai le imitazioni ai politici, e il più richiesto è sempre il mitico Berlusconi. Il mio slogan potrebbe essere: ridiamo, ridiamo per dar forza all’economia del paese”!
Quanto conta saper ridere, e far ridere, nella vita?
“Ti rispondo con una frase che mi resterà sempre nel cuore. Trattasi di un grande attore comico che ho avuto la fortuna di intervistare: Gino Bramieri. Lui mi disse: “Ricordati che per fare ridere bisogna sapere ridere”.
Cosa ti aspetti per il futuro?
“Spero di continuare a far divertire tanta gente, ma sopratutto a divertirmi, anche perché le due cose vanno di pari passo e poi un sorriso non costa nulla, ma di questi tempi vale tantissimo”.