Ucraina, le immagini della strage di Bucha hanno inevitabilmente pietrificato il mondo che è rimasto davvero senza parole. Anche se per il giornalista ed inviato di guerra, Toni Capuozzo, ci sono più di un “dubbio” in merito
Le foto, i video e tutto quello che arriva da Bucha parlano da sole. I 300 cadaveri sparsi per le strade e nelle fosse comuni hanno gelato completamente il sangue a chi le ha viste e che non sa nemmeno cos’è una guerra se non dal televisore. Immagini che fanno davvero rabbrividire se si pensa a quanta crudeltà umana ci sia in queste situazioni. Se ne sta parlando in tutto il mondo e se ne continuerà a parlare per tanto altro tempo.
In merito a questa terribile vicenda, però, sorgono parecchi dubbi ad un giornalista. Stiamo parlando dell’inviato di guerra Toni Capuozzo. Direttamente da ‘Quarta Repubblica‘ ha voluto dire la sua in merito, spiegando dettaglio per dettaglio cosa non lo convince. In primis la data. Il 31 marzo (giorno dopo la partenza dei russi) il sindaco della città, Anatoly Fedoruk, ha rilasciato una intervista di fronte al municipio e non ha mai parlato di questa strage.
L’intervista viene mandata in onda il 1 aprile e dei morti non viene detto assolutamente nulla. “Eppure Bucha è una città piccola: possibile nessuno gli abbia detto dei morti per strada?” questo è quello che si domanda il giornalista. Non è finita qui visto che il giorno dopo, il 2 aprile, viene mostrato un video della polizia locale che inquadra solamente un soldato russo morto per terra. Tutto questo per arrivare a dove? Al 3 aprile dove arrivano le immagini che tutti quanti noi conosciamo.
I suoi dubbi non sono affatto finiti qui: “Quando uccidi una persona con un colpo di pistola alla tempia, ci sarebbero delle pozze di sangue. Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo un lenzuolo pietoso sopra i morti?“.
In conclusione ha voluto far capire che se i russi sono capaci di fare questo, lo stesso vale per gli ucraini che si sarebbero dimostrati abili nel mettere in scena tutto questo. La richiesta è semplice: che si apra una inchiesta internazionale. Difficile visto che l’Onu ha escluso (almeno per il momento) questa possibilità.