Lunga intervista al ‘Riformista’ per Laura Boldrini. L’ex presidente della Camera ha parlato del conflitto in Ucraina e non solo. Ecco le parole dell’esponente del Partito Democratico.
Laura Boldrini in un’intervista al Riformista è ritornata a parlare della guerra e soprattutto a ribadire, nonostante il proprio sì al decreto Ucraina, la contrarietà all’invio della armi proprio a Kiev.
“L’Europa non dovese spingersi oltre il sentiero della guerra perché si tratta di una strada che non fermerà il conflitto – ha detto Laura Boldrini – con l’invio delle armi non solo si allarga la guerra, ma si aumento anche i morti e la distruzione. Inoltre, mi verrebbe da dire che stiamo seguendo la linea che vuole Putin. Dobbiamo uscire da questa trappola e fare altro“.
E l’ex presidente della Camera prova ad immaginare quali potrebbero essere le mosse per mettere fine alla guerra in Ucraina: “L’obiettivo deve essere quello di indebolire Putin e di conseguenza per prima cosa bisogna allargare il numero dei Paesi che sanzionano la Russia e, di conseguenza, fare terra bruciata attorno al regime russo. E poi come Italia dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di ridurre il consumi per fermare l’import del gas da Mosca“.
In questa intervista Laura Boldrini ha confermato anche il suo no ad una corsa al riarmo: “Come Unione Europea non possiamo assolutamente ritrovarci su questo tema. Io lo trovo assai miope e pericoloso“.
“Ogni Paese dell’Ue in questo momento sembra essere impegnato nell’aumentare le proprie spese militari – ha aggiunto l’ex presidente della Camera – la Germania ha deciso di fissare un budget di 100 miliardi di euro, ma anche Francia, Svezia, Svizzera e la stessa Italia pensano di partecipare a questa corsa al riarmo. Ma l’aumento delle spese militari a livello nazionale non fanno altro che allontanare e scoraggiare l’idea di una difesa comune, che deve essere alla base della politica estera dell’Unione Europea oltre che un obiettivo comune“. Un chiaro messaggio da parte di Laura Boldrini sia al presidente Draghi che allo stesso Pd.