Ieri la Corte d’Assise di Bologna ha condannato Paolo Bellini all’ergastolo con un anno di isolamento per la strage ferroviaria di Bologna del 2 agosto del 1980: “Processo senza logica, nessuno parla”
“E’ il terzo processo indiziario su Bologna: abbiamo quindi solo indizi su Bellini, il quale non ha alcun collegamento con gli altri quattro condannati precedentemente. La giornata di ieri è servita a condannare moralmente i cosiddetti ‘mandanti’ che non si son potuti difendere. E’ un processo senza logica”. Così Enzo Raisi ex Onorevole della Repubblica Italiana commenta la sentenza della Corte d’Assise di Bologna in esclusiva a Notizie.com.“Si sta consumando uno dei momenti più bassi della politica italiana. Bellini non fa parte di Avanguardia Nazionale, movimento per il quale ha avuto una semplice simpatia estremista risalente a quando aveva 15 anni ed era a Reggio Emilia”.
“La cosa grave – continua – è il clima di intimidazione che rimane a Bologna, nella Magistratura e nella gente, contro chi non si vuole omologare alla verità voluta dai PM”. L’imprenditore spiega: “Nel processo Cavallini tutti i testimoni della difesa hanno visto rinviare le carte della loro testimonianza dalla Procura per un’ipotesi di falsa testimonianza: credo non sia accaduto in nessun processo penale italiano”. Tante le supposizioni e sopratutto i dubbi che accompagnano la sentenza: “Bellini viene condannato per due motivi: perché la moglie, dopo aver litigato con lui e dopo venti anni, lo riconosce in quel frammento di immagine e perché si racconta che Maggi, legato ad Ordine Nuovo ed alle stragi di Milano e Brescia, avrebbe detto che ‘a Bologna è stato un aviatore’”. Le motivazioni sembrano chiare, ma non per l’ex Onorevole che aggiunge un dettaglio: “Tre esperti della polizia scientifica, incaricati di riascoltare queste dichiarazioni, sostengono che la parola in questione non sia ‘aviatore’, bensì ‘trasportatore’”.
Di conseguenza le carte dei tre, nella sentenza di condanna, vengono rinviate dalla Procura di Bologna per depistaggio. “Vengono rinviati coloro che non sono coerenti con l’accusa e vengono inoltre minacciati di essere perseguiti personalmente”, questo il clima che si respira nel capoluogo emiliano secondo l’imprenditore, volontariamente esiliato in Spagna, dove certi episodi non si verificano. “Anche in questo processo si sono rifiutati di parlare della vittima: in quello di Cavallini si fece riaprire la bara di Angela Fresu e si scoprì che all’interno vi era un’altra persona”. Gli accertamenti però non continuarono: “Hanno sostenuto fosse impossibile risalire all’identità corretta, ma non è vero: con 800 euro e pochi giorni, possiamo identificare etnia ed appartenenza dei corpi e quindi capire se si parlava di un’altra vittima della stage di Bologna o di un corpo estraneo, come probabilmente è. Inoltre non si sa dove sia la Fresu”. “E’ la prima volta nella storia della politica italiana che l’inchiesta parlamentare dice una cosa e la sentenza dei tribunali di Bologna un’altra”, ma perchè sembra esserci una sola direzione nel processo? Secondo Raisi è tutto molto chiaro: “C’è tutto l’interesse politico di una parte del Paese, prima erano i Comunisti ora solo coloro che appartengono al PD, inoltre l’interesse della Magistratura che non si vuole sconfessare ed infine l’interesse dello Stato che non vuole arrivare alle conseguenze del caso”.
L’imprenditore ricorda, in merito, un episodio: “Il primo ministro Conte risecretò documenti importanti perché, secondo lui, gli italiani non sono pronti a conoscere la verità su Ustica e Bologna”. Tornado un po’ indietro c’è un episodio che fa riflettere: “Il giorno prima della sentenza della strage di Bologna è stata organizzata una conferenza stampa di pressione sui Giudici. Pensiamo cosa sarebbe accaduto a partite invertite, se prima dei processi a Berlusconi avessero fatto lo stesso i capi del centro destra”. “Io sono stupito come il centro-destra non dica nulla, per paura. Non c’è un rappresentate che si azzardi a sottolineare che queste cose non si possono fare. Devo stare attento anche io a come parlo, ma chi può farlo invece sta in silenzio”, chiosa Raisi. “Non gliene frega niente a nessuno, di Bellini anche, vengono condannati i morti che non si possono difendere perché questa è una battaglia che in sede elettorale non aiuta nessuno”.