Il gas russo è una necessità per l’Italia, stando allo stato attuale delle cose. Ma quali sarebbero le conseguenze se ci fosse uno stop alle importazioni?
Le conseguenze a livello economico e sociale di uno stop alle importazioni di gas russo in Italia potrebbero essere davvero gravi. Questo è quanto emerge da un’analisi di Bankitalia. Eppure, stando a quanto trapela da fonti interne all’Unione europea, lo stop alle importazioni di petrolio e gas russo “non sarà sul tavolo del Consiglio affari esteri che si riunirà lunedì”. Questo, in quanto “abbiamo appena approvato il quinto pacchetto di sanzioni”.
La discussione in merito al possibile stop alle importazioni di gas russo in Europa è ancora difficile, in realtà. Questo è dovuto al fatto che moltissimi Paesi europei sono estremamente dipendenti, per quanto riguarda l’energia, dalla Russia. L’ipotesi legata allo stop del gas russo ha fatto dunque tremare le aziende di Paesi come Germania e Italia. A questo proposito, le parole del presidente di Confimi Industria, Paolo Agnelli.
“Fare a meno dei condizionatori non è un problema per chi lavora in fabbrica. Del resto, non ci sono mai stati, non ci saranno questa estate. Il problema semmai è per i banchieri e per i bancari che vivono nel loro habitat di aria climatizzata. Poco male per questi nostri eroi, resisteranno. Il problema per chi conosce l’Italia e gli italiani c’è, ma è un altro. Un embargo immediato di gas ed energia equivale all’istantanea chiusura di migliaia di aziende“. Queste le drammatiche parole di Agnelli, in merito alle conseguenze di un possibile stop alle importazioni di gas russo. Una non poi tanto velata critica alle parole del premier Draghi, che aveva fatto intendere che ci fosse una possibilità di porre fine alle importazioni di gas russo in Italia.
Il presidente di Confimi Industria ha inoltre analizzato nel dettaglio i motivi che renderebbero drammatico uno stop alle importazioni di petrolio e gas russo per l’industria italiana. “Fonderie, acciaierie, trafilerie, laminatoi infatti, e solo per fare qualche esempio, hanno bisogno di gas continuo per sciogliere, per trafilare, per estrudere materie prime. Cosa accadrebbe un minuto dopo la chiusura del gas: blocco degli impianti e cassa integrazione per tutte le maestranze al 100% dell’orario. Mancanza immediata di materie prime semilavorate con conseguenze negative per la produzione dell’intera filiera produttiva”.
Il gas usato dagli italiani è infatti al 40% di origine russa. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha infatti annoverato l’impatto sul Pil italiano di un possibile embargo come un’incognita. “Spicca la possibile interruzione degli afflussi di gas naturale dalla Russia. E’ plausibile ipotizzare che un completo blocco del gas russo causerebbe ulteriori aumenti dei prezzi, che influirebbero negativamente sul Pil e spingerebbero ulteriormente al rialzo l’inflazione. In tale scenario, la crescita media annua del 2022 potrebbe scendere sotto il 2,3% ereditato dal 2021“.
Anche le previsioni di Bankitalia sono decisamente poco speranzose, considerando un possibile stop alle importazioni di gas russo in Italia. Lo scenario peggiore, infatti, prevede le seguenti conseguenze economiche: “il Pil crollerebbe a -0,5% nel 2022 e nel 2023. L’inflazione si avvicinerebbe all’8% nel 2022 e scenderebbe al 2,3% l’anno successivo”. Eppure, il quadro previsto da Bankitalia non è totalmente nero, in quanto si precisa che “le stime non tengono conto di possibili nuove risposte delle politiche economiche che saranno essenziali per contrastare le spinte recessive e le pressioni sui prezzi“. Staremo dunque a vedere se l’Italia deciderà, assieme all’Europa, di porre fine alle importazioni di gas russo. Qualora questo accadrà, osserveremo ed affronteremo le conseguenze di tale scelta.