La magia di J.K Rowling tornerà al cinema domani 13 Aprile e, dopo essere stati all’anteprima, vi parliamo dell’attesissimo Animali Fantastici – I segreti di Silente.
Ecco nuovamente il binomio di regia e sceneggiatura, composto dal solito David Yates dietro la macchina da presa e dalla scontata penna di J.K Rowling. Tuttavia questa volta, in seguito alle violente critiche subite dall’ultimo Animali Fantastici (I crimini di Grindelwald), è subentrato, in aiuto alla scrittrice britannica, anche Steve Kloves, ovvero lo sceneggiatore della saga principale di Harry Potter. Raccogliere il disastroso intreccio scaturito dal capitolo precedente non era affatto semplice, ma il lavoro a quattro mani in fase di scrittura, sembra aver dato i suoi naturali benefici. I goffi sviluppi dell’ultimo film, sono stati in parte sanati, grazie ad un sottile e sapiente cambio di focus drammaturgico, a beneficio dell’affascinante confronto tra Grindelwald e Silente (Jude Law).
E’ proprio il conflitto tra i due a rappresentare il vero e proprio scheletro di questo terzo capitolo. In questo senso è utile aprire una doverosa parentesi sul cambio di interprete subito da Grindelwald: Mads Mikkelsen, chiamato a sostituire Jhonny Depp, raccoglie una massiccia eredità e la gestisce con grande eleganza e talento. Il suo Grindelwald riesce nel delicato intento di trovare una propria identità, senza rimandare ad uno spontaneo confronto con Depp, ma regalandoci semplicemente un’interpretazione alternativa, che ben si sposa con gli sviluppi della vicenda. Oltre ad una rinnovata importanza data alle creature magiche, ci siamo trovati ad apprezzare l’inaspettata svolta politica della saga. Il film, infatti, dedica una generosa quantità di screen time all’evolversi di una vera e propria campagna elettorale, il cui esito decreterà il leader supremo della comunità magica. La scarna caratterizzazione di alcuni esponenti della campagna elettorale, inficia solo in parte il fascino delle tematiche in ballo, lasciando quasi invariata la sorprendente cura nella rappresentazione politica del mondo magico.
Paradossalmente a convincere meno è stata la timida gestione del fan-service, che, all’interno di un progetto editoriale di tali dimensioni, avrebbe dovuto ricoprire un ruolo fondamentale nella messa in scena. Sebbene la vicenda fornisca dei plateali assist alla valorizzazione di alcuni elementi, questi risultano sempre fin troppo sobri e poco appariscenti: la leggendaria scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ad esempio, viene liquidata da una sfuggente inquadratura, che non rende giustizia al suo peso specifico in termini di importanza percepita dallo spettatore. In particolare vi è un momento nel finale, in cui si ha la netta sensazione che Yates e colleghi avrebbero dovuto ricavare decisamente di più sul piano emotivo, soprattutto in virtù delle smisurate forze in gioco, fornite da ben dieci precedenti iterazioni cinematografiche e dai corrispettivi letterari.
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In definitiva questo terzo capitolo riesce nell’arduo compito di salvare la saga da un infausto destino, ma nel farlo dimentica clamorosamente di rispettare la dimensione epica del fantastico universo concepito, più di trent’anni fa, da Joanne Kathleen Rowling.