Le autorità del Texas hanno ritirato le accuse contro la 26enne Lizelle Herrera, accusata di omicidio dopo un aborto autoindotto. Era stata arrestata giovedì scorso e ha trascorso tre giorni in una prigione a Rio Grande City, al confine tra Stati Uniti e Messico
Ha creato non poche polemiche in Texas (e in tutti gli Stati Uniti) l’arresto di giovedì scorso di Lizelle Herrera, ragazza 26enne accusata di omicidio per aver abortito. La donna è stata rilasciata solo dopo tre giorni trascorsi in carcere a Rio Grande City, al confine tra Stati Uniti e Messico, in quanto le accuse nei suoi confronti sarebbero state ritirate, come spiegato dal suo avvocato Gocha Allen Ramirez: “Secondo la legge del Texas, è chiaro che la signora Herrera non può e non deve essere perseguita per questa accusa“. Anche il pubblico ministero ha ribadito che l’imputata non ha commesso un reato. Del caso al momento sono stati resi pubblici pochi dettagli, tanto che non è noto esattamente come e da chi sia stato praticato l’aborto, né da quanto tempo la ragazza fosse incinta.
Secondo il legale della 26enne, tuttavia, la polizia aveva un motivo per arrestarla, perché “ignorare l’incidente sarebbe stata una negligenza del dovere“. Ma una volta presa consapevolezza di tutti i fatti, l’unico esito possibile era quello di “far cadere immediatamente le accuse“. L’America si era schierata al fianco di Lizelle, tanto che un gruppo di attivisti si è radunato davanti al carcere di Rio Grande City per chiedere il rilascio della donna: “Lo Stato ha tolto l’autonomia sul corpo femminile, la scelta sull’esito della gravidanza è ora criminalizzata“, erano alcuni dei messaggi esposti.
Il Texas d’altronde ha una delle leggi anti-aborto più severe negli Stati Uniti. Dall’anno scorso l’interruzione di una gravidanza è vietata dal momento in cui è possibile rilevare un battito cardiaco nel feto. Questo di solito si può percepire dopo circa sei settimane, cioè quando le donne potrebbero anche non sapere di essere incinte. Tra l’altro l’aborto è illegale in Texas pure in caso di incesto e stupro, consentito solo se la vita della donna è in pericolo. Anche le persone che lo assistono possono essere perseguite e ognuno è libero di riferire questo a medici, infermieri o altre persone. A seguito dell’approvazione della legge, diversi tribunali hanno cercato senza successo di farla annullare. Per questo motivo molte donne texane in cerca di aborti si sono trasferite in altri Stati con leggi meno severe.