Via Crucis, l’Ambasciata ucraina contro il Papa non coglie il segno di pace

La protesta dell’ambasciatore ucraino rivolta alla Santa Sede attraverso i suoi social network legata alla prossima via Crucis al Colosseo. 

via crucis
(Ansa)

L’Ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash ha contestato pubblicamente la decisione del Papa di far portare insieme la croce, durante la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo presieduta da Bergoglio, a una famiglia ucraina e una russa.

“L’Ambasciata ucraina presso la Santa Sede capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità sull’idea di mettere insieme le donne ucraine e russe nel portare la Croce durante la Via Crucis di venerdì al Colosseo“, ha twittato l’ambasciatore, aggiungendo che “ora stiamo lavorando sulla questione cercando di spiegare le difficoltà della sua realizzazione e le possibili conseguenze”.

La polemica e il messaggio incompreso di pace

Lo stesso ambasciatore, da poco arrivato nella sede diplomatica non distante dalle mura leonine, dietro la Città del Vaticano e a due passi da Villa Doria Pamphilj a Roma, dopo la nomina dello scorso 14 dicembre, nelle scorse settimane aveva invitato il Papa a recarsi in Ucraina, affermando in nome degli ucraini di “commossi per il costante sostegno che il Paese sta ricevendo dalla Sede Apostolica”. In questo caso però la sua impostazione è risultata essere ben diversa.

Dall’altro lato, però, l’intenzione di Papa Francesco con la sua scelta è al contrario quella di unire e non dividere i due popoli, in un momento di celebrazione e di ritualità che nulla ha a che fare con le ideologie di guerra, ma al contrario evidenzia i punti di incontro e di pace nell’unione davanti alla sofferenza dell’umanità martoriata dalle guerre e dalla violenza. Proprio come Gesù fu martoriato durante il Calvario che lo portò fino alla sua croce.

Evidentemente, però, di questa unione e di questa pace l’ambasciatore ucraino non sembra volerne parlare, o forse non la sembra afferrare a fondo. Proprio nelle ore precedenti al suo tweet, infatti, molti giornali hanno riportato la notizia Papa Francesco potrebbe arrivare a Gerusalemme a giugno per incontrare il Patriarca Kirill di Mosca. Per provare a parlare con lui di un possibile punto di incontro tra Putin e l’Ucraina e per fermare il dramma che ormai prosegue da circa cinquanta giorni.

Il possibile incontro tra il Papa e Kirill a Gerusalemme

Secondo quanto rivelato da fonti qualificate della Chiesa cattolica e riportato dall’agenzia Ansa, qualora andasse in porto questo incontro storico e importante, il Papa arriverebbe la mattina del 14 giugno da Amman in Giordania, a seguito della sua visita di due giorni in Libano prevista per il 12 e 13 giugno. A quel punto, i due leader religiosi potrebbero incontrarli per parlare, tra vari temi, anche della dolorosa guerra in Ucraina. 

L’incontro tra il capo della Chiesa cattolica e quello della Chiesa ortodossa russa avverrebbe così, proprio come previsto e come accadde anche nel 2016 a Cuba, in un territorio neutro. Con la differenza che stavolta la tensione internazionale si trova ad essere alle stelle, a causa dell’invasione russa in Donbass che il Papa ha duramente criticato, parlando di una “follia della guerra” in cui “si torna a crocifiggere Cristo”. 

A differenza di Kirill, che in più occasioni ha manifestato sintonia e persino sostegno alle scelte del presidente russo Vladimir Putin. da tempo si sta lavorando per questo incontro e il Pontefice lo aveva già anticipato la scorsa domenica 3 giugno. Ora l’ipotesi dell’incontro è stato confermato anche dalla stessa Chiesa russa, in in un programma tv dal metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.

“Nell’attuale complicata situazione politica, non solo le questioni riguardanti il contenuto dell’incontro tra il Papa e il Patriarca, ma anche le questioni di sicurezza, trasporti e logistica richiedono un’elaborazione molto approfondita”, ha aggiunto Hilarion, spiegando tuttavia che “il Medio Oriente è visto come una delle aree prioritarie per un tale incontro”.

Per cui, in un momento di spiragli per una possibile mediazione della Santa Sede in direzione della pace, la polemica da parte dell’ambasciatore ucraino rischia così di gettare un’ulteriore ombra all’interno di un momento, come quello della via Crucis, fortemente evocativo e orientato alla pace tra i popoli e le genti in nome di Gesù Cristo e della sua Passione.

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