Linciati pubblicamente, condannati alla gogna mediatica da parte di un mondo che non giustifica nessun errore
“Perdonare richiede coraggio, anche se in una società competitiva basata sulla colpa e sulla punizione come la nostra, è spesso considerato un atto di debolezza e d’inferiorità”. Le parole dello scrittore e sociologo Daniel Lumera, rispecchiano alla perfezione il momento che la nostra società sta passando. Commettere un errore, grave o piccolo che sia, sembra non poter più contemplare l’idea del perdono. Dell’aiuto, della solidarietà cristiana.
Chi sbaglia, paga. E con un errore cancella anche quanto è stato fatto in precedenza. Nella vita di noi comuni mortali e nel mondo dorato dello spettacolo. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a due vere e proprie condanne pubblicate, che hanno visto protagonisti prima Will Smith, poi Cristiano Ronaldo. Due fuoriclasse nei rispettivi ruoli: un premio Oscar nel cinema e un pallone d’oro, considerato uno dei calciatori più forti e amati al mondo. Entrambi si sono resi protagonisti di gesti sbagliati, per i quali pagheranno le conseguenze. Ma nei confronti di entrambi si è scatenata una gogna mediatica senza precedenti. Con tanto di accuse, squalifiche, pene da scontare sul lavoro e da un punto di vista economico.
L’attore è stato protagonista del tanto discusso schiaffo a Chris Rock nella notte in cui veniva celebrato come uno dei migliori al mondo. Con tanto di Oscar. Willy (come uno dei suoi primi personaggi televisivi) ha sbagliato, regalando una pessima immagine. Ma nei suoi confronti si è scatenato un clamore incredibile: tanto da portare l’Accademy ad espellerlo e a mettere in discussione l’Oscar appena vinto. Una condanna immediata, drastica e senza appello. Nessuna giustificazione: nessun ricordo di quanto fatto in passato o dello stato d’animo dell’attore nel momento in cui veniva presa in giro la condizione di salute precaria della moglie.
Stesso dicasi per Cristiano Ronaldo: il gesto nei confronti del bambino (autistico) è stato sbagliato e ingiustificabile. Ma possibile che nessuno abbia provato a capire la tensione, lo stato d’animo e la rabbia che in quel momento il calciatore covava dopo una brutta prestazione? Tutti sicuri che si sia reso conto che dietro quella richiesta ci fosse un bambino e non un semplice tifoso avversario intento ad esultare per la sua sconfitta? Anche in questo caso la gogna è stata immediata: insulti via web, articoli denigratori: addirittura un comunicato delle associazioni umanitarie alle quali prestava il volto (per beneficenza).
Ormai se si commette un errore si rischia di essere bannati a vita. Sia Will Smith che Ronaldo sono personaggi famosi e quindi abituati alle tensioni. In più consci di cosa possono portare determinate reazioni. Ma possibile che il mondo di oggi non contempli minimamente il perdono? Possibile che, al minimo errore, si è condannati da tutti? Nel bel mezzo della settimana Santa, ci piace chiudere con la parte del Vangelo che meglio spiega il significato della parola perdono: “Pietro gli si avvicina e gli chiede se deve perdonare fino a sette volte il fratello che sbaglia nei suoi riguardi. A questa domanda Gesù risponde con la frase: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”.