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Graziella Quattrocchi: “Volevano umiliare Fabrizio, ma non lo ha permesso”

Published by
Paolo Colantoni

A diciotto anni dalla sua uccisione, la sorella del contractor ucciso in Iraq, lo ricorda ai nostri microfoni: “Basta dividersi sul suo nome. E’ un orgoglio per l’Italia”

Come ogni 14 di aprile, da diciotto anni a questa parte, Graziella Quattrocchi, sorella di Fabrizio, il contractor genovese ucciso dai terroristi islamici in Iraq  era davanti alla tomba del fratello nel cimitero di Staglieno. A me piace ricordare Fabrizio ogni giorno. Dedicargli sempre un pensiero dichiara in esclusiva ai nostri microfoni – ma è chiaro che il giorno dell’anniversario è più toccante. Arrivano amici, parenti, tante persone che lo ricordano e che vogliono passare un pò di tempo pensando a lui”.

La sorella di Fabrizio Quattrocchi a 18 anni dalla sua morte – Ansa Foto –

La sua frase, rivolta ai terroristi (“ora vi faccio vedere come muore un italiano”), togliendosi la benda per guardare negli occhi chi lo stava per uccidere, è rimasta nella storia: “Volevano umiliarlo, ma lui non glielo ha permesso. Era un ragazzo fiero, amava guardare negli occhi le persone e non aveva paura di niente. Ha dimostrato il suo coraggio fino alla fine”. Graziella aveva un rapporto straordinario con Fabrizio. “Eravamo molto legati. Il nostro era un rapporto, forte, stretto. Io sono più grande di lui di dodici anni e posso dire di averlo cresciuto. Mi manca tantissimo. Il suo sorriso, le sue battute. Era una persona buona, solare: con me, con i miei figli, con tutti”.

La decisione di andare in Iraq fu presa all’oscuro di tutta la famiglia. “Non ci disse la verità. A noi comunicò che sarebbe partito per il Kosovo, perchè sapeva che tutti noi ci saremmo opposti o almeno avremmo contestato la scelta, cercando di fargli cambiare idea. Abbiamo saputo tutto, quando uscì la notizia. Può immaginare la reazione di madre: quello che è successo. Fu terribile“. Da quel tragico giorno sono passati diciotto anni. Nei quali non sono mancate le polemiche. Nonostante l’eroismo mostrato da Fabrizio Quattrocchi, molti hanno contestato la possibilità di dedicargli targhe, vie o piazze. “E’ una cosa che non mi so spiegare. Che non ho mai capito. Non riusciamo ancora oggi a comprendere queste polemiche intorno ad una figura che non può mai essere divisiva: Fabrizio ha ricordato la sua Patria fino all’ultimo secondo. Ho ricevuto attestati di stima e affetto da ogni parte del mondo. Ho un archivio per me preziosissimo dove conservo tutti i messaggi per lui. C’è una grande comunità che si è stretta intorno alla nostra famiglia. Messaggi che ogni giorno arrivano anche sulle nostre pagine Facebook e che rendono onore a lui”.

Sulla sua morte resta aperta un’indagine. “Chissà se prima o poi verrà chiusa. Credo andrà avanti ancora per anni”. Fabrizio Quattrocchi fu rapito insieme a Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino, che vennero però liberati. “Ho avuto modo di sentirli ed incontrarli, ma ora sono diversi anni che non ci siamo più visti, nè sentiti. Ma credo sia ancora normale: viviamo in città diverse, abbiamo vite diverse. E poi credo che sia anche normale andare avanti“. Ma c’è una cosa che Graziella vuole che non venga dimenticata:Il suo spirito, la sua lealtà, che fino all’ultimo ha portato avanti. Il suo amore per l’Italia, che ha mostrato fino all’ultimo. Vorrei che Fabrizio fosse ricordato con affetto da tutti. Senza divisioni e senza polemiche inutili”. 

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Paolo Colantoni